Accade che alcuni Comuni di questo paese blocchino i viaggi della memoria verso Auschwitz e Birkenau, perché ricordare cosa sono stati i campi di concentramento nazisti è diventato “di parte”. Accade che una donna sopravvissuta a quell’inferno, che per anni ha avuto un senso di vergogna a raccontare quello che le era successo, e spiegare che suo padre era morto solo per il fatto di essere ebreo, oggi alla bella età di 89 anni sia costretta a girare scortata, a causa delle minacce che le arrivano per la sola colpa di non smettere di ricordare. Sono tornati a bruciare i libri e le librerie, quelle che nel 2019 hanno l’ardire di definirsi antifasciste, fatti che rievocano tempi tristi e bui non troppo lontani da noi.
In questo paese sugli autobus la gente si è messa a inveire se per caso si siede vicino qualcuno dalla pelle diversa da quella bianca, ci sono mamme che vanno a vedere i figli giocare a pallone e non trovano di meglio che urlare “negro di merda” a bambini di 10 anni, che hanno la colpa di non essere ariani.
In questo paese senza usare i triangoli rosa, siamo tornati a insultare o pestare persone di diverso orientamento sessuale. È necessario avere una giornata contro la violenza sulle donne, perché il nostro presunto livello di civiltà non ci consente di ritenere abietta la violenza sulle donne e la violenza in generale.
In questo paese dieci anni dopo che un ragazzo è stato picchiato e tenuto denutrito fino a morire, mentre i suoi stessi carnefici, uomini dello Stato che avrebbero dovuto averne cura, hanno depistato le indagini, si continua a insultare ferocemente la sorella che si è duramente battuta per la verità e la giustizia, l’unica che ci rende liberi. Perché Ilaria Cucchi ha condotto una battaglia non solo per se stessa ma per tutti noi, e testimonia continuamente la dignità che fa difetto a chi non perde occasione di seminare odio.
In questo paese c’è gente che si candida alla guida del governo, e in piazze traboccanti di folla e di odio è tornata a urlare “Dio, patria e famiglia”: un nuovo medioevo. Il mondo intorno a noi non è migliore, l’attacco al popolo curdo non è più nemmeno alla nostra attenzione, noi che continuiamo a vivere sicuri nelle nostre tiepide case, fingendo di non sapere che la Turchia non è più un paese democratico, e che gli oppositori, o meglio coloro che rivendicano democrazia e giustizia, sono in carcere. Abbiamo voltato le spalle all’emergenza umanitaria in Siria, come fingiamo di non sapere che dietro gli “sbarchi dei clandestini” ci sono interi paesi devastati dalla guerra, e chi cerca rifugio spesso finisce nei lager libici. Perché non possono essere definiti diversamente.
Non dimentichiamo queste donne e questi uomini, ricordiamoci di Daphne Caruana Galizia morta per difendere il diritto di stampa e di opinione, o di Daniela Carrasco ‘la Mimo’, artista di strada cilena di 36 anni, barbaramente uccisa qualche giorno fa. Ognuno deve fare la sua parte, prendere posizione, smettere di dire che tutto è uguale e che non si cambia, che destra e sinistra sono la stessa cosa.
Difesa dei deboli, solidarietà, uguaglianza di sesso, genere, orientamento sessuale, provenienza geografica, difesa della dignità della vita e di un lavoro sano e retribuito equamente sono valori che tutti dobbiamo difendere quotidianamente, guardando alle forze politiche, di sinistra, che hanno il coraggio di riconoscersi in questi valori di civiltà.
I tanti movimenti “dal basso” spontanei, ma che hanno una forza dirompente, sono uno stimolo importante, una base dalla quale ripartire, persone con le quali mantenere un rapporto, costruire una rappresentanza. Ma ci vuole una forza politica a sinistra che non provi imbarazzo a usare la parola “sinistra”, che scelga di dichiarare la sua posizione e appartenenza. Anche noi dobbiamo fare la nostra parte.