Sono stati duecentocinquanta quest’anno i volontari dello Spi Cgil che hanno partecipato ai campi della legalità, co-promossi con Arci e Libera, la Flai Cgil e la confederazione. Mettendo insieme tutti i campi, si è trattato quest’anno di settanta settimane di lavoro, di studio e di confronto con oltre mille ragazze e ragazzi provenienti da ogni parte d’Italia. Da Suvignano in Toscana a Tor Bella Monaca e La Romanina a Roma, da Casapesenna in provincia di Caserta a Sarzana in Liguria, da Crotone a Genova, da Mesagne, in provincia di Brindisi, a Berceto in provincia di Parma, alla riviera del Brenta, in Veneto, solo per citare alcune delle località dove giovani, pensionati e migranti si sono incontrati con chi quotidianamente opera per ridare utilità sociale a beni confiscati alla mafia.
È da molti anni che lo Spi Cgil partecipa ai campi della legalità, avviati da Arci e Libera nel 2004, e lo scorso 23 ottobre ha radunato tutti i volontari di questa stagione in un’assemblea nazionale a Roma, per premiarne l’impegno e ribadire che la lotta alle mafie passa per il dialogo intergenerazionale.
L’assemblea è stata un momento di riflessione, di dialogo, di bilanci ma anche di progetti futuri. Quello che è in gioco è ricreare coesione sociale e dare un futuro al servizio della collettività a tante terre e tanti luoghi d’Italia martoriati dalla criminalità. Dove tanti lavoratori e sindacalisti si sono battuti per i diritti sociali e del lavoro e contro il potere criminale delle mafie. Molti fino alla morte, come testimoniano i tanti, troppi sindacalisti uccisi dalle mafie.
All’assemblea è stato presentato un libro dedicato a loro: “Terre e libertà”, a cura del dipartimento legalità dello Spi Cgil, editore LiberEtà. E i nomi dei tanti eroi civili caduti in nome della lotta alle mafie sono stati letti uno a uno, durante l’assemblea dei volontari. Perché il loro sacrificio non sia dimenticato, soprattutto dai più giovani. Il libro è stato uno strumento fondamentale di lavoro durante i campi della legalità di quest’anno. Bisogna lavorare proprio sulla consapevolezza del problema mafioso. Basti pensare che al nord la percezione delle mafie sul territorio è bassissima, in pochi reputano la criminalità un pericolo per la collettività. Quei sindacalisti, spesso molto giovani, hanno dato la vita per i diritti di tutti. Per questo è importante ricordarli.
Tema fondamentale dei campi e dell’assemblea è il riuso dei beni confiscati alle mafie. Ciò che prima era nelle mani della criminalità, attraverso la confisca e l’assegnazione, può tornare nelle mani della collettività. Aziende agricole, cooperative sociali, comunità a sostegno di persone con disagio psichico, e molto altro ancora. Le tante realtà cooperative e associative che ruotano attorno ai beni confiscati hanno creato economia, lavoro, hanno ridato speranza e futuro a tanti giovani cresciuti in terre difficili.
L’obiettivo del sindacato – come ha ricordato il segretario nazionale della Cgil Giuseppe Massafra - è quello di agevolare il processo di riuso dei beni confiscati, anche attraverso la contrattazione sociale, il dialogo con le istituzioni, i tribunali, la firma di protocolli, e l’alleanza con soggetti come Arci, Libera e Auser. All’assemblea dei volontari e delle volontarie hanno partecipato anche i ragazzi dell’Udu e della Rete degli studenti medi, testimoniando che, per affermare una nuova cultura della legalità, è quanto mai utile tenere insieme l’entusiasmo dei giovani con l’esperienza degli anziani, come avviene appunto nei campi della legalità.
Negli interventi all’assemblea si sono avvicendati i tanti volontari che hanno preso parte alle attività dei diversi campi e hanno portato il proprio contributo rappresentanti di associazioni e cooperative che lavorano attivamente sui beni confiscati come TerraAut, della cooperativa Altereco di Cerignola, che produce olio e ortaggi e lavora con ragazzi che devono scontare una pena in carcere, o Nco, nuova cooperazione organizzata, che lavora a Casal di Principe, o la sartoria modello Casa di Alice di Castel Volturno.
Dall’assemblea si è anche levata una dura condanna per i sabotaggi e le minacce di morte alla cooperativa Terre di Puglia di Mesagne, dove pochi giorni fa è stato danneggiato un impianto di irrigazione, e in sei mesi sono giunte tre lettere minatorie ai soci lavoratori della cooperativa che gestisce terreni confiscati alla mafia.