A Cecina la 25ma edizione del Meeting internazionale antirazzista. Dai militanti e volontari dell’accoglienza pratiche e proposte per un’alternativa sulle politiche migratorie.
Dal 4 al 7 settembre si è tenuta a Cecina, in provincia di Livorno, la XXV Edizione del Mia-Meeting internazionale antirazzista organizzato dall’Arci con il patrocinio della Regione Toscana e del Cesvot. Preparato durante quello che pareva essere il dominio incontrastato del ministro Matteo Salvini, il meeting si è trasformato in una discussione collettiva sulla crisi del governo giallo-verde e sulla gestazione di un governo alternativo che vedesse il M5Stelle collaborare col Pd e allargare il perimetro della maggioranza alla sinistra di Leu.
Una comunità, quella del meeting, fatta di esperienze radicali e concrete, di formazione, di analisi e approfondimento dei conflitti e delle migrazioni ad essi connesse, con particolare riferimento al continente africano, che sconta tuttora il retaggio negativo della colonizzazione europea, vedendo per confini arbitrariamente tracciati dalle potenze coloniali cinquanta milioni di cittadini africani che non vivono dove sono nati. Analisi che hanno sottolineato come, a causa dei mutamenti climatici, si muoveranno a livello mondiale qualcosa come duecento milioni di persone.
Guerre, diseguaglianze, situazioni di oppressione e dominio epocali che si scontrano con la miseria e la miopia di gran parte delle classi dirigenti e dei governi europei.
Salvini non è più ministro dell’interno, e per questo al meeting tutti e tutte hanno tirato un sospiro di sollievo, ma l’Europa e il nuovo governo italiano sono tenuti ad una discontinuità radicale di approccio. Un approccio che parta dall’umanità, perché le conseguenze concrete dei decreti Salvini e dell’accordo di Minniti con le bande libiche sono i morti in mare senza testimoni e torture e violenze nei lager della Libia. Che cambi il trattato di Dublino, che si generalizzino ed estendano i corridoi umanitari per i richiedenti asilo, che si permetta di entrare legalmente in Italia per motivi di lavoro. Che non si leghi il permesso di soggiorno in maniera ricattatoria al contratto di lavoro, che si supporti chi denuncia gli sfruttatori. Che si abolisca finalmente la Bossi-Fini e l’obbrobrio giuridico del reato di clandestinità. Che si contrasti efficacemente la narrazione tossica sulle ong come “taxi del mare”, come si è con chiarezza fatto al meeting con il contatto diretto, coinvolgente ed emozionante con l’esperienza di Mediterranea.
Dal meeting è emersa la consapevolezza che occorre praticare la doppia discontinuità, sia nei confronti del governo giallo-verde, sia nei confronti di quelli di destra classici, sia e soprattutto con le posizioni timide, incerte, contraddittorie - e spesso inconfondibili da una subcultura di destra – dei governi sedicenti democratici e progressisti. Una consapevolezza che affonda le radici anche nell’esperienza concreta della realtà toscana: terra un tempo “rossa” che ha visto la prepotente avanzata delle Lega e delle forze squisitamente fasciste. Terra dal forte tessuto associativo, e con una politica ancora attenta ai temi dell’inclusione e della solidarietà.
In Toscana non c’è mai stato un Cpt, per scelta della maggioranza regionale a guida Pd. E in Toscana - con l’appoggio del Pd e della sinistra sia di maggioranza che di opposizione - la consigliera Serena Spinelli ed il gruppo Si-Toscana a Sinistra di Tommaso Fattori, il presidente Enrico Rossi e l’assessore con delega all’immigrazione Vittorio Bugli hanno proposto e fatto approvare una legge regionale che stanzia tre milioni di euro per il sistema di accoglienza diffuso.
Il ministro Salvini, con i tagli economici e lo smantellamento del sistema degli Sprar, voleva dare un colpo mortale all’accoglienza diffusa, lucrando politicamente sulla potenziale situazione esplosiva che potrebbe crearsi. L’istituzione regionale, coraggiosamente, ha ribadito che chiunque ed in qualunque condizione e status si trovi in Toscana avrà diritto a cure mediche, diritto allo studio ed a un tetto.
Come Cgil Toscana, e più complessivamente come sistema toscano della Cgil, abbiamo condiviso e praticato questo rapporto fecondo fra istituzioni e corpi intermedi, valorizzando professionalità e cuore della società civile. Diamo dunque voce al popolo della Costituzione, a quell’Italia che chiede più diritti per tutti, sia collettivi che individuali. E un grazie all’Arci nazionale e toscano per il meeting e per lo straordinario lavoro di pedagogia democratica che svolge ogni giorno.