Il carcere per Formigoni è l’epilogo delle politiche di privatizzazione della sanità. Occorre rifinanziare il Ssn, e realizzare un piano straordinario di nuova occupazione nella pubblica amministrazione.
Quattro volte governatore della Lombardia, dal mese scorso Roberto Formigoni è in carcere per corruzione. Una storia personale e politica che si intreccia in modo indissolubile con la storia della sanità lombarda: a lui si deve la legge di riforma regionale 31/2007, che muove dal principio della sussidiarietà solidale per equiparare l’offerta sanitaria e socio sanitaria privata a quella pubblica. Offerte che in realtà pari non sono, per vincoli relativi al personale (dal reclutamento ai contratti di lavoro), ai bilanci, alle normative, ai finanziamenti.
Nei fatti, è stata assicurata agli imprenditori, in assenza di vincoli di programmazione, la possibilità di orientare le proprie attività verso prestazioni con rapporto favorevole tra rischio e remunerazione, lasciando al pubblico quelle meno redditizie, dall’emergenza-urgenza alla psichiatria.
“Liberi di scegliere”, così recitava il famoso slogan utilizzato per promuovere la legge, e così è stato per i cittadini lombardi, che hanno usufruito (senza più autorizzazione preventiva) delle luccicanti cliniche private che si sono accreditate per l’occasione. Eppure a quel luccichio non sempre sono corrisposte appropriatezza e qualità delle prestazioni erogate.
Il libero mercato in sanità ha generato un’offerta artificiosamente aumentata e svincolata da ogni rilevazione epidemiologica della domanda e dei bisogni, nonché da una reale programmazione e governance pubblica. La scelta regionale di ridurre i controlli sulle strutture accreditate ha reso tutto più semplice. Così l’orrore del Galeazzi, Poggi Longostrevi, Brega Massone e la clinica Santa Rita, l’arresto dell’assessore regionale Mantovani, esprimono bene lo spirito del tempo: affari e guadagno a qualunque costo, anche sulla salute e sulla vita delle persone.
Va dato merito agli operatori della sanità, la vera eccellenza, costretti a sacrifici nelle condizioni di lavoro, di diritti e nei salari, a fronte della corruzione presente nel sistema. Ma nonostante gli scandali, il principio (e gli interessi) che hanno mosso l’ex governatore Formigoni si sono affermati, anche nel sentire comune. Il modello lombardo esprime un cambio di paradigma attuato anche in altre Regioni, vero apripista per consistenti insediamenti privati in sanità. Un cambio di paradigma favorito dai tagli draconiani al finanziamento del Ssn, oggi sull’orlo dell’insostenibilità economica.
Mancano almeno dieci miliardi di euro per portare i finanziamenti in sanità a livelli pari alla media europea (dati Cergas Bocconi), e il blocco del turn over è parte delle politiche di contenimento della spesa sanitaria. Il personale infermieristico è meno della metà rispetto a quello della Germania, con un’età media superiore ai 50 anni. E ciò vale per larga parte dei professionisti sanitari, tecnici, amministrativi.
Il numero dei medici è ovunque insufficiente alle necessità, ma nel 2018 oltre 2.300 camici bianchi sono emigrati in paesi con condizioni remunerative migliori. I tempi di attesa, ormai insostenibili, costringono molti a ricorrere alle strutture private o per chi non se lo può permettere, a rinunciare alle cure. Non è un caso se aumentano i numeri di chi rinuncia ad avere una diagnosi e a curarsi - e sono sempre di più - o di chi si orienta, magari con una copertura sanitaria integrativa, verso professionisti privati. Un settore in continua espansione.
Come ripartire? Rifinanziare il Ssn e realizzare in primo luogo un “piano straordinario di nuova occupazione, per poter garantire un’adeguata offerta di servizi ai cittadini”. Servono almeno 600mila nuove assunzioni in tutta la Pubblica amministrazione per sostituire pensionamenti ordinari e “quota 100”. È l’allarme della Fp Cgil nazionale, che lancia così la sua campagna di mobilitazione #AssunzioniSubito a difesa del lavoro e delle funzioni pubbliche.
In sanità servono contratti adeguati a superare il dumping contrattuale nella filiera pubblica e privata della prevenzione, cura e riabilitazione, a partire dal rinnovo del Ccnl della sanità privata, scaduto da 12 anni e dai fondi per il rinnovo dei Ccnl pubblici. Servono salari adeguati, perché in questo settore si vedono retribuzioni tra le più basse d’Europa. E resta sempre necessario ragionare di sanità integrativa, di come sottragga risorse al sistema pubblico e di come crei, ancora una volta, disuguaglianze. Quelle disuguaglianze che la Cgil non può smettere di contrastare, senza arrendersi.