Per il quarto anno consecutivo, il 21 marzo Torino ha celebrato la giornata internazionale contro le discriminazioni razziali con un partecipato corteo cittadino.
In questi anni donne e uomini si sono mobilitati per rivendicare diritti e uguaglianza nei luoghi di lavoro e nei territori, con l’idea di contrastare ogni forma di intolleranza, discriminazione e diseguaglianza. A Torino un comitato molto ampio di associazioni, organizzazioni sindacali confederali, cittadine e cittadini, tra il 2017 e il 2018 ha ripreso la lunga battaglia affinché, anche nel nostro paese, venisse approvata una legge che riconoscesse la cittadinanza e i diritti a bambini e bambine, ragazze e ragazzi nati e cresciuti in Italia.
Purtroppo, nonostante la forte mobilitazione a Torino e in tutta Italia, la legislatura si è chiusa senza che il disegno di legge sia stato posto in votazione, rinviando a un futuro non a portata di mano il riconoscimento dei diritti di cittadinanza per quasi un milione di cittadine e cittadini, già italiani nella sostanza.
Le forze politiche, l’attuale governo in primis, ma anche alcune forze sociali e culturali, hanno continuato a strumentalizzare il fenomeno delle migrazioni e delle diseguaglianze, per trasformare in colpevoli le vittime delle guerre e dello sfruttamento economico e ambientale. Anche gli altri Stati dell’Unione europea, ma non solo, preferiscono proteggere le frontiere e le merci e non le persone, voltandosi dall’altra parte di fronte alle contraddizioni del Mediterraneo, storicamente crocevia di culture, diventato oramai un cimitero senza nomi.
Oggi la consapevolezza delle persone è ancora sotto attacco. La falsa sicurezza dei cittadini viene costruita sulla pelle delle persone, soprattutto quelle migranti, portandoci dalla legge Bossi-Fini, sempre in vigore, a quella Minniti, per arrivare allo scempio della legge Salvini e alla gestione del fenomeno da parte di questo governo. Non si affrontano le criticità e le forti diseguaglianze che permangono e si accentuano in gran parte del mondo, ma si preferisce continuare in una narrazione confusa e fuorviante che sovrappone strumentalmente le migrazioni, la sicurezza delle frontiere e dei cittadini.
Così per il quarto anno consecutivo, pacificamente e con l’immensa speranza che una società migliore è possibile, Torino ha celebrato la giornata internazionale contro le discriminazioni razziali con un corteo cittadino mercoledì 21 marzo. Per la prima volta la manifestazione è stata patrocinata dal Comune di Torino e dalla Regione Piemonte. Siamo scesi in piazza pacificamente e con le nostre parole d’ordine: democrazia, libertà, Costituzione, antifascismo e antirazzismo.
Nel 1966, infatti, l’Assemblea generale dell’Onu istituì la Giornata internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale, in ricordo del grave fatto di sangue del 21 marzo 1960, quando a Sharpeville, in Sud Africa, la polizia aprì il fuoco su una manifestazione pacifica contro il regime di apartheid allora vigente, uccidendo 69 persone.
Pensiamo sia ancora più importante oggi essere collettivamente e pacificamente nelle piazze delle nostre città e prendere parola, poiché in Italia si continuano a verificare episodi di intolleranza, discriminazione e razzismo in molti contesti della società. Come ci insegna la storia, infatti, l’odio genera odio. La tragedia di qualche giorno fa in Nuova Zelanda non è che il frutto del clima che sta vivendo anche l’Europa. E’ per questo motivo che il corteo è promosso non solo dalle associazioni, comunità, organizzazioni sindacali confederali che storicamente animano le iniziative cittadine sui temi delle migrazioni e dell’antirazzismo, ma anche dalle associazioni antifasciste, studentesche, femministe e lgbtqi. Tutte le soggettività che saranno nuovamente a Verona il 30 marzo, per opporsi a un’idea di società patriarcale, misogina, razzista e omotransfobica.