“La linea politica è chiara, da anni. Chi si avvicina con prospettive umanitarie all’immigrazione, un fenomeno epocale e di portata mondiale, viene contrastato. E’ da tempo che in Italia, e in Europa, si sta agendo in dispregio dei trattati internazionali, con una logica solo emergenziale”. La fotografia scattata da don Alessandro Biancalani, subito dopo l’arresto di Mimmo Lucano, non è sfuocata. Non ci sono ritocchi photoshop della realtà in questa presa di posizione del parroco di Vicofaro, da giorni in “digiuno per la giustizia” contro un’ordinanza comunale che gli ha vietato l’utilizzo dei locali dove erano ospitati ottanta migranti. Il governo, che passo dopo passo sta finendo il trasloco da Palazzo Chigi al Viminale, offre una ulteriore conferma della sua linea politica, smantellando il “modello Riace”. Nel mirino ci sono gli strumenti di politica amministrativa che hanno fatto della piccola ma già celebre cittadina calabrese, la casa dei meravigliosi Bronzi, un modello di riferimento nel mondo. Ci sono i bonus e le borse lavoro, che sono fondamenta dell’integrazione. Poi c’è l’attacco politico, diretto, all’accoglienza dei richiedenti asilo più vulnerabili. Troppi, secondo il Viminale, che così intende chiudere del tutto il progetto Sprar. Buttando in mezzo alla strada donne con figli a carico, anziani, malati.
Qual è stato il peccato di Mimmo Lucano? Don Biancalani lo conosce: “E’ stato quello di reagire, e disobbedire, ad un sistema punitivo e marginalizzante. Ha cercato di non lasciare la gente per strada, anch’io farei carte false per dare una speranza ai miei ragazzi”. Ma la visione politica messa in pratica a Riace, sia pur elementare, sul macrotema complesso e però ineludibile dell’immigrazione, è quanto di più lontano dalla linea del governo e dei suoi elettori.