Una intervista molto interessante al sociologo del lavoro Domenico De Masi, pubblicata sul quotidiano “il manifesto”, ci permette una mini-radiografia sociale del voto del 4 marzo scorso, con un focus particolare su quello che è oggi il primo partito italiano, il M5S, forte del 32,3% dei consensi popolari. “Marx distingueva la classe in sé e la classe per sé – premette De Masi – quanto ai 5 Stelle, loro hanno una doppia composizione, sociologicamente omogenea ma ideologicamente molto divisa. La loro base sociale è stata analizzata dall’Istituto Cattaneo: il 45% è di di sinistra, il 25% di destra, il 30% fluttuante. Ha votato per loro il 37% degli insegnanti, il 37% degli operai, il 38% dei disoccupati e il 41% dei dipendenti della Pubblica amministrazione. Li ha votati un iscritto della Cgil su tre, e due milioni di ex elettori del Pd”. Quando poi si vanno a vedere le caratteristiche peculiari del movimento-partito, ci viene in aiuto l’ottima recensione pubblicata su questo numero di Sinistra Sindacale, relativa al libro-inchiesta “L’Esperimento”, di Iacopo Iacoboni.
In questo contesto, sembra avvicinarsi la nascita del governo. Da più parti si osserva che, fermo restando il “pilota automatico” economico-finanziario, legato ai patti sottoscritti nell’ultimo quarto di secolo nell’Unione europea, la probabile alleanza di governo M5S-Lega dovrà inizialmente approvare provvedimenti a costo zero. “Ma altamente simbolici – è il monito del sociologo De Masi – così liberalizzeranno il porto d’armi per la legittima difesa, un provvedimento che violenta la cultura italiana. Aumenteranno i controlli sugli immigrati, ridurranno gli aiuti ai richiedenti asilo, che già oggi stanno in campi di concentramento orribili. E così rischiano di modificare la nostra struttura antropologica”.