Gli Rls rimangono inascoltati - di Stefano Santini

Stella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattiva
 

Si continua a morire sul lavoro. Altre due vittime, nel giorno di Pasqua. Sono 151 gli omicidi bianchi nei primi tre mesi del 2018. Una riflessione dopo la tragedia al porto di Livorno. 

I morti sui luoghi di lavoro, come nel caso del gravissimo incidente accaduto il 28 marzo a Livorno in cui hanno perso la vita due operai, sono la tragica testimonianza dell’ipocrisia politica che manifesta il cordoglio nei giorni in cui si consumano le tragedie. Fiumi di parole, che si infilzano come lance acuminate nel cuore degli Rls, i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, che nei luoghi di lavoro vivono e sono stati indeboliti ad esercitare il loro ruolo.

Sono figure nate per vigilare e far applicare le normative sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Figure, allo stato di fatto, scomode, perché denunciano l’inosservanza delle norme e perché agli imprenditori fanno spendere denaro che non produce profitto. Scomode perché denunciano cosa bisognerebbe fare e non bisognerebbe fare, cosa c’è di sbagliato e da correggere. Gli Rls lo dicono, terra terra, senza paroloni accademici. Vanno subito alla sostanza prodotta da ciò che succede in campo, nelle fabbriche, in tutti i luoghi di lavoro.

Dicono che, il jobs act, l’eliminazione dell’articolo 18, la precarietà del lavoro, i tagli ai servizi ispettivi dei luoghi di lavoro sono il plancton di cui si alimentano le disgrazie a cui assistiamo. Dicono che il medico competente, se è, come lo è, pagato dall’azienda, è difficile che sia imparziale. Dicono che se un lavoratore si infortuna e l’azienda gli somministra la lettera disciplinare, questa modalità è induzione all’omertà e al mascheramento con espedienti alternativi, come fare ricorso alla malattia Inps.

Dicono che bisognerebbe istituire con l’ispettorato del lavoro ed il servizio prevenzione delle Asl il registro on line delle lettere disciplinari in tema di sicurezza. Dicono che dovrebbe essere vietato il parametro che lega il numero degli infortuni ai premi di risultato. Dicono che dovrebbe essere vietato il premio Inail basato sul numero degli infortuni, perché incoraggia una prassi, diciamo, “scaltra”: non si riducono gli infortuni, ma si nascondono e camuffano per evitare aumenti del premio.

Dicono che agli Rls andrebbe dedicata una protezione eccezionale, un articolo 18 all’ennesima potenza, che permanga per un lungo periodo dopo l’uscita dal ruolo. Dicono che dovrebbe essere obbligatorio il loro coinvolgimento da parte degli organi ispettivi quando si presentano nei luoghi di lavoro. Dicono tante cose, ma sono inascoltati, volutamente.


 

©2024 Sinistra Sindacale Cgil. Tutti i diritti riservati. Realizzazione: mirko bozzato

Search