Crimini contro l’umanità - di Francesco Martone

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In udienza a Palermo il Tpp condanna le responsabilità italiane ed europee nelle violazioni dei diritti dei migranti sulla frontiera del sud Mediterraneo.

“Le politiche dell’Unione europea sulle migrazioni e l’asilo, a partire dalle intese e dagli accordi stipulati tra gli Stati dell’Unione europea e i Paesi terzi, costituiscono una negazionedei diritti fondamentali delle persone e del popolo migrante (…) – le attività svolte in territorio libico e in acque libiche e internazionali dalle forze di polizia e militari libiche, nonché dalle molteplici milizie tribali e dalla cosiddetta “guardia costiera libica”, a seguito del Memorandum del 2 febbraio 2017 Italia-Libia, configurano (…) un crimine contro l’umanità; – la condotta dell’Italia e dei suoi rappresentanti…, integra concorso nelle azioni delle forze libiche ai danni dei migranti, in mare come sul territorio della Libia”. Questi alcuni stralci della sentenza del Tribunale Permanente dei Popoli (Tpp), riunitosi a Palermo dal 18 al 20 dicembre 2017 su richiesta di organizzazioni siciliane e nazionali, per accertare le responsabilità italiane ed europee nelle violazioni dei diritti dei migranti sulla frontiera del sud Mediterraneo.

L’udienza di Palermo si colloca all’interno una sessione specifica del Tribunale Permanente dei Popoli, convocata dalla Presidenza italiana che ha riconosciuto la legittimità, la serietà e l’urgenza della richiesta avanzata da un cartello internazionale di associazioni e movimenti per i diritti dei migranti. L’atto d’accusa generale presentato al Tribunale a Barcellona nel luglio 2017 si sofferma sulla necessità di investigare le cause delle migrazioni, le rotte e le violazioni sofferte nel percorso migratorio, il regime delle frontiere e le politiche della Fortezza Europa. Da Barcellona è partito un processo inteso come strumento di iniziativa, convergenza e incontro tra movimenti ed associazioni ed organizzazioni di migranti e rifugiati, ed occasione di alfabetizzazione ed elaborazione di nuove categorie necessarie per disarticolare gli approcci e le pratiche securitarie e xenofobe che caratterizzano il discorso corrente e le politiche ufficiali sulle migrazioni.

La sentenza di Palermo coglie questi aspetti del ruolo del Tribunale, come istanza di visibilizzazione dei migranti, di riconoscimento dei loro diritti e di contrasto all’impunità. Fondamentale, a tal riguardo, il riconoscimento delle responsabilità, compito reso complesso dal modello della “governance” europea che le “frantuma” in mille canali informali di decisione e governo. Altro compito del Tpp è quello di offrire occasione per proporre nuove categorie e concetti “guida”. Tra questi il riconoscimento dei migranti come popolo, non solo inteso nella sua accezione di vittima, ma di soggettività costituente, che mette in crisi i confini e le attribuzioni classiche dello stato-nazione, e che per questo si scontra con politiche repressive e criminalizzanti. Un popolo che ha il diritto inalienabile a migrare, un vero e proprio “ius migrandi” che deve essere parimenti accompagnato da un diritto ad essere accolti nel rispetto della propria dignità e dei propri diritti. Oggi invece i migranti possono essere lasciati morire in fondo al mare, o in centri di internamento nel deserto libico, o rispediti a rischio della loro incolumità e vita, contravvenendo gli obblighi derivanti dal diritto internazionale.

La sentenza del Tpp parla - non a caso - di una “spoliazione progressiva dei diritti e della dignità delle persone che si manifesta lungo tutto il percorso migratorio, dalle condizioni nei luoghi d’origine, al viaggio, alla permanenza nei campi prima di cadere nelle mani di trafficanti, poi nel corso della traversata in mare” (http://permanentpeoplestribunal.org/la-sentenza-del-tpp-che-conclude-ludienza-sulla-violazione-dei-diritti-delle-persone-migranti-e-rifugiate-realizzata-a-palermo/).

Un vero e proprio atto d’accusa all’Europa, al governo libico ed anche al governo italiano, corresponsabile dei crimini contro l’umanità commessi nei centri di detenzione libici, attraverso la collaborazione con la guardia costiera ed il governo libico, con programmi di cooperazione, addestramento e sostegno.

Dopo Palermo il Tpp si è riunito a Parigi per esaminare le violazioni dei diritti dei migranti sulle frontiere “interne” all’Europa e le politiche di criminalizzazione della solidarietà. Un percorso che continuerà nei prossimi mesi per terminare con una sessione di chiusura nella quale verrà emanata una sentenza definitiva.

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