In risposta all’intolleranza e al razzismo, due importanti manifestazioni antifasciste e per l’inclusione: “E questo è il fiore”, il 9 dicembre, e il “Bivacco Solidale” del 23 dicembre.
La città di Como è assurta agli onori delle cronache nazionali nei mesi di novembre e dicembre dell’anno appena trascorso. La sera del 28 novembre un gruppo di attivisti di Veneto Fronte Skinheads faceva irruzione durante una riunione della rete antirazzista Como Senza Frontiere. Diciassette individui, in divisa d’ordinanza, si schieravano all’interno della sala con una disposizione studiata ed intimidatoria. Un portavoce dava lettura di un documento che inneggiava alla tutela della razza ed invitava alla difesa della patria contro l’invasione straniera.
Il secondo episodio aveva invece un carattere più istituzionale: il sindaco comasco Mario Landriscina, medico ed esponente di una giunta di destra, emanava l’ordinanza “anti-accattoni”, vietando la questua nel centro cittadino per il periodo delle festività natalizie. In applicazione dell’ordinanza la polizia locale impediva ad un gruppo di volontari di somministrare la colazione a quattro senza tetto che stazionavano nel portico di una chiesa.
I due episodi, accomunati dalla matrice dell’intolleranza e del razzismo, hanno scatenato un’ondata di riprovazione nella parte sana della società cittadina. L’indignazione è montata fino ad occupare le prime pagine dei quotidiani nazionali e, convogliando la condanna e l’emotività in azione politica, Como ha vissuto due importanti manifestazioni antifasciste e di sensibilizzazione all’inclusione: “ E questo è il fiore”, il 9 dicembre, e il “Bivacco Solidale” del 23 dicembre.
Questi fatti di cronaca ci permettono di volgere uno sguardo allo stato di salute della società e del dibattito politico attuale. Ciò che dovrebbe essere patrimonio comune, i valori fondativi della nostra Repubblica che, nella sua Carta costituzionale, ripudia il fascismo e le discriminazioni razziali, non trova, ancora oggi, una condivisione unanime.
Norberto Bobbio aveva letto, in un’operazione di revisionismo storico che tentava di accomunare fascismo e comunismo come due facce di una stessa medaglia, il pericolo di confondere fascismo ed antifascismo. La rimozione della memoria ha prodotto questo frutto avvelenato portando ad accettare, all’interno della rappresentanza democratica, forze politiche che si richiamano in modo esplicito all’esperienza nazi-fascista. Non è un caso che al centro della propaganda nazionalista e xenofoba ci sia il fenomeno migratorio. In entrambe gli episodi di Como il comune denominatore è il rifiuto radicale delle buone pratiche dell’accoglienza e dell’integrazione. Compaiono di nuovo muri e fili spinati, il candidato leghista alla presidenza della regione Lombardia parla di difesa della razza bianca. Nelle stesse ore la maggioranza di destra del consiglio comunale di Como boccia una proposta di deliberazione che, con toni moderati, condanna razzismo e fascismo.
In questa società che non vede un futuro, consumata da un’intolleranza che si sta sedimentando nel profondo delle coscienze, non si può che ripartire da una militanza attiva e da un protagonismo nuovo delle forze progressiste. L’antifascismo e l’antirazzismo sono, oggi, più attuali che mai.
Da questi assunti è necessario denunciare i veri mali della società contemporanea: la precarietà, nel lavoro e nel territorio, la sperequazione nella distribuzione delle risorse e la polarizzazione del reddito. La nostra Confederazione deve svolgere un ruolo centrale nella promozione di una società più giusta ed eguale. Susanna Camusso, a conclusione dei lavori delle giornate nazionali sulle politiche migratorie, ha speso parole importanti sul ruolo della Cgil, disegnando un percorso che, attraverso la contrattazione sociale, coniughi politiche sociali e del lavoro nell’emancipazione dei migranti di oggi e di domani.
Da cittadino del lago di Como sogno che, proprio dai luoghi dove il 28 aprile 1945 si pose fine alla dittatura nazi-fascista, nasca simbolicamente un nuovo sentimento di massa di riscatto degli ultimi e degli oppressi.