“Sei come noi” - di Roberta Manieri

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Se gestito con responsabilità, il fenomeno migratorio può essere solo un arricchimento per l’Italia, sia in termini culturali che economici. Ma al momento neanche l’Europa è in grado di sostenere i paesi per l’accoglienza e la gestione dei flussi migratori. È quanto emerso dagli interventi durante il confronto organizzato dalla Filcams Cgil #SePassaLoStraniero, sapientemente gestito da Marina Lalovic, giornalista di Rai Radio3 Mondo, che ha chiesto agli interlocutori di iniziare a parlare di migrazione mettendo in evidenza un numero.

“Un milione e 300mila sono le richieste di asilo presentate in Europa tra il 2015 e il 2016, pari allo 0,25% della popolazione europea” ha affermato Elly Schlein, europarlamentare. “I musulmani non arrivano neanche a un terzo degli immigrati, mentre nell’immaginario collettivo ne sarebbero la maggior parte”, ha sottolineato Izzedin Elzir, presidente dell’Unione delle comunità islamiche in Italia.

Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, ha messo in luce il numero di migranti iscritti al sindacato, che in diverse categorie arriva a toccare il 20%. Cifre importanti, che non riusciamo a gestire: la percezione è spesso diversa a causa della diffusione di notizie false, che distorcono la realtà. “Viviamo in una bolla mediatica, i social network filtrano i contenuti e le notizie”, ha affermato Roberto Bortone, docente di Sociologia delle relazioni etniche all’Università di Roma Tre: “Nel 2006 chi si informava quasi esclusivamente tramite internet era lo 0,5%, nel 2017 è il 34%, un terzo della popolazione italiana”.

Gli “hate speech”, i discorsi d’odio, sono mirati ad esprimere odio e intolleranza verso un gruppo, rischiando di provocare violenza. Facebook ha dichiarato che rimuove circa 3milioni e mezzo di interventi di questa natura. “È una minoranza rumorosa – ha detto Bortone - ma che può far male. Dobbiamo capire come inserirci in questo circuito violento, per scardinarlo”. L’odio propagato attraverso la tecnologia non è però una novità. “Se Hitler è diventato un personaggio pubblico - ricorda il professore - lo deve alla radio e ai diversi mezzi di comunicazione utilizzati per fare propaganda e propagare l’odio”.

Anche la Cgil deve affrontare le fake news, le notizie false che girano in rete. “La voce diffusa - spiega Susanna Camusso - è che noi avremmo accettato il complotto che concede di far arrivare i migranti per far abbassare il costo del lavoro. Una delle campagne che ha efficacia e permeabilità è quella che, se non ci fossero i barconi, ci sarebbe più lavoro per gli italiani!”.

Diffusione dell’odio, ma anche della paura, obiettivo primario del terrorismo. Izzedin Elzir è chiaro: “Il nostro dovere etico, religioso e civile è di lavorare contro la paura. Abbiamo iniziato già dopo l’11 settembre con i nostri imam nelle moschee negli Stati Uniti, anche sull’uso della parola. Dobbiamo fare contro-narrativa, portare esempi pratici, dimostrare che si può vivere in pace e in armonia, trasmettendo tranquillità verso i nostri concittadini”.

“Aprire vie di accesso legali e sicure per tutti e in tutti i paesi europei, non solo per chi scappa dal proprio paese”, è l’obiettivo che dovrebbe porsi l’Europa secondo Elly Schlein. “Sono vent’anni che si parla di sistema comune di asilo, e l’unica cosa che siamo riusciti ad armonizzare è un grande cimitero a cielo aperto che è il Mediterraneo. Non è un’invasione: se gestito con politiche lungimiranti e un’equa distribuzione delle responsabilità, il fenomeno può portare importanti benefici anche alle comunità locali”. E allora, quale futuro ci auspichiamo e come possiamo arrivarci? “Dobbiamo trovare il modo di crescere insieme nelle scuole – continua Elly Schlein - se le culture si incontrano, ne fanno la loro ricchezza: i migranti contribuiscono alla nostra economia, e ricevono meno di quanto offrono; il differenziale corrisponde a 4 miliardi e 700 milioni di euro”.

Per Roberto Bortone “dobbiamo considerare le nuove generazioni come un vantaggio strategico per il nostro paese; avere giovani completamente inseriti nella società potrà arricchire la nostra cultura, e ci permetterà di costruire un modello di integrazione”. “Dobbiamo lavorare per creare nella realtà italiana - ha affermato Izzedin Elzir - un processo culturale dove l’altro non è nemico ma ricchezza e risorsa; un modello italiano dove due culture producono una nuova cultura: interazione, non solo integrazione”. Secondo Marina Lalovic “serve più intercultura: conosciamo il fenomeno della migrazione, è ora di andare oltre, guardando la persona al di là delle differenze”.

Infine, secondo Susanna Camusso, sono tre i terreni importanti per l’integrazione: costruire una partecipazione trasversale; condividere il nostro paese; aumentare e migliorare il binomio diritti e lavoro, basandolo su un semplice assunto: “Sei come noi, non sei differente da noi”.

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