E' solo rabbia? - di Donata Ingrillì

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Stamattina, Capo d’Orlando, alla Cgil un caso tra i tanti e numerosi verificatisi in giro in questo lungo e difficile 2017. Soliti protagonisti: un cittadino, una istituzione, un corpo intermedio, e nel mezzo il diritto ad una prestazione sociale, che oggi si chiama disoccupazione, ieri si chiamava pensione, domani si chiamerà lavoro negato.

La domanda, i documenti, il mittente, il destinatario e l’intermediario, tutto tracciabile, siamo o non siamo in un mondo on line? Le procedure ormai sono chiare. Ma ecco che puntuale interviene il terzo incomodo, il “colpo di scena”, anche questo solito protagonista indesiderato: la documentazione inviata “on line”, dunque “tracciata” con tanto di ricevuta nelle mani del corpo intermedio, è sparita. Il destinatario, che dovrà finalmente rendere il diritto “esigibile” o brutalmente “riscuotibile”, non la trova e dichiara che non gli è mai stata trasmessa. Alla faccia della tracciabilità.

Il cerchio è perfetto, il cittadino si indigna non con chi ha smarrito i documenti, ma con chi gli mostra le prove di aver trasmesso tutto correttamente, copia documentazione e ricevuta di trasmissione. In preda alla rabbia, all’impotenza, all’inconscia volontà di non voler mettere in discussione l’istituzione, perde il controllo, confonde le carte da gioco a disposizione e individuando il falso responsabile da vittima diventa cieco “carnefice”.

Raccontata in questo modo, questa è una storia che può anche risultare accettabile, appunto “la solita storia”, dove tutto e il contrario di tutto vivono indisturbati. Senonché è lo stato di diritto che viene progressivamente lesionato, e la solitudine rende tutti i cittadini, uomini e donne di questa società civile, più deboli, più fragili e più condizionabili. Oggi è rabbia, e domani è già oggi, lo vediamo e sentiamo.

Quando è la rabbia a dominare i pensieri e dirigere le azioni, impedendo di leggere la realtà con quel minimo di buon senso e con il beneficio del dubbio, è in quel momento che si comprende davvero che gli equilibri sono saltati, che il vero e il falso, il giusto e l’ingiusto, il diritto e il privilegio, e così via, non sono più distinti e riconosciuti e che lo smarrimento dei valori di una società civile si è compiuto.

Quando poi sono le istituzioni pubbliche, garanti del rispetto delle regole, della trasparenza delle procedure, della legalità e dei diritti costituzionali a perdere colpi, a deresponsabilizzarsi, ad ingenerare confusione e caos, facendo rimbalzare le proprie inadempienze fuori da sé, restano i corpi intermedi ed infine il cittadino solo, frastornato, nudo come il re, che non riesce più a mettere a fuoco il vero obiettivo e si trasforma nell’oggetto del sistema, vittima e strumento.

Dovremmo impiegare più tempo alla ricerca delle cause di questo degrado sociale, e ricominciare a trovare rimedi democratici e solidali.

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