Elezioni regionali in Sicilia. Una riflessione oltre il recinto - di Nino Cappa

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Dobbiamo rivolgerci ai tanti che non vogliono rassegnarsi, a quelli che studiano e lavorano e non vivono di rendite parassitarie dal mondo della politica.

“Un popolo che elegge corrotti, impostori, ladri e traditori non è vittima! E’ complice”. Questa citazione, che appartiene a Orwell, la condivido completamente. Sono passati circa venti giorni dal risultato elettorale che ha portato il centrodestra al governo della Regione Sicilia, ed è difficile digerire un risultato così nefasto per una terra martoriata, ma da me tanto amata.

Voglio dire chiaramente che sono amareggiato e deluso, ma non rassegnato. Non mi avventurerò in analisi giustificazioniste. La Sicilia è terra difficile, complicata; potrei fare riferimenti storici al passato per capire meglio il presente. Certo è che i comitati d’affari, gli intrecci politico mafiosi, sono la costante di un’economia malata e paludosa. Le vecchie e nuove “classi dirigenti” non sono immuni da fenomeni perversi che spesso hanno portato il territorio siciliano ad essere maltrattato e bistrattato da personaggi arroganti e folkloristici, che fanno il pieno di preferenze coercizzate per farlo pesare nella spartizione del potere.

Il bottino elettorale di “ lorsignori” non profuma di grandi ideali. Ma loro sono quelli che sono, occupano le istituzioni per continuare nei loschi affari. La corruttela, il clientelismo, l’asservimento degli apparati regionali ai loro biechi interessi fa parte del loro dna. Loro sono questi, fanno il loro “mestiere”. Non è a loro che rivolgo il mio sguardo, ma alle forze nuove che si affacciano all’orizzonte. Mi riferisco agli elettori che hanno votato e votano 5 Stelle e partito Democratico, e a quell’oltre 50% che non si è recato alle urne per pigrizia e rassegnazione.

La lista “Cento passi per la Sicilia - Claudio Fava presidente” ha iniziato un percorso di sinistra unita, un nuovo inizio in uno scenario politico confuso che ritengo abbia bisogno di ritrovare l’identità dei valori della sinistra e da quelli ripartire, per aprirsi alla società con chiarezza e riconoscibilità nei temi e nella rappresentanza politica e sociale. Da subito occorre mettersi in marcia in un nuovo cammino di speranza, e trasformare l’energia positiva che abbiamo ricevuto nella campagna elettorale siciliana in fatti e azioni concreti, con lo sguardo lungo all’intero paese.

Dobbiamo rivolgerci ai tanti che non vogliono rassegnarsi, a quelli che studiano e lavorano e non vivono di rendite parassitarie dal mondo della politica. A quelli che hanno detto e dicono no al racket delle estorsioni, a quelli che non deturpano l’ambiente rispettando la natura nelle sue espressioni (torrenti, spiagge, colline e montagne dei Nebrodi e dell’intera Sicilia). Facciamo appello a non arrendersi o farsi contaminare dalla solita pacca sulle spalle (“ora ci penso io”).

“Noi siamo quelli che siamo”, coscienti che “senza la libertà economica la libertà politica è una lusinga ingannatrice”. Con l’orgoglio ed energia, che fanno di noi esseri pensanti, diamo corpo ad un soggetto politico che unisca tutte le forze sane e produttive, la Cgil e chi nella società civile, nel mondo reale, ogni mattina fa il proprio dovere, impegnandosi nel lavoro materiale, nella cultura, nel turismo, nei servizi tecnologici e informatici, nella difesa dei diritti e della dignità di lavoratori e pensionati, di chi è più debole e meno rappresentato, per fare del nostro paese un luogo d’accoglienza ed eliminare il degrado e il sottosviluppo che troppo spesso porta le nuove generazioni all’abbandono e all’emigrazione, mettendo in fuga braccia e cervelli.

Un grande uomo, un regista mai dimenticato, Pietro Germi, ha portato sullo schermo “Il cammino della speranza”. Riprendiamo la bandiera del nostro paese che molti sporcano e gettano nel fango, riprendiamo questa bandiera per ripulirla e farla sventolare fluida e limpida. Ripartiamo dalla Sicilia per rendere omaggio a quanti sono caduti per difendere “l’altra Sicilia”, quella onesta e pulita (contadini, sindacalisti, magistrati, politici, uomini delle forze dell’ordine, giornalisti e imprenditori), e da qui diamo forza in tutto il paese alle loro idee che, come diceva Falcone, “camminano sulle gambe delle donne e degli uomini”.

Facciamo un passo ancora per uscire dal tunnel tremendo nel quale ci hanno infilato, marciamo insieme tenendoci idealmente per mano verso una nuova luce splendente, che dia al paese Italia la forza della dignità nel nome della libertà. Camminiamo insieme. 

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