Atac: un patrimonio di cittadini e lavoratori - Cecilia Casula

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Il “caso Atac” è scoppiato da anni, per responsabilità di tutte le amministrazioni comunali. Continua la mobilitazione sindacale per un servizio pubblico di qualità e la salvaguardia di occupazione e livelli salariali. 

Sono anni ormai che il “caso Atac” è scoppiato, sia economicamente che mediaticamente. E sono anni che come Filt Cgil di Roma e del Lazio denunciamo anomalie, disservizi, malagestione, assenza di programmazione, mancata applicazione di accordi, atti unilaterali. Con tutte le giunte e le amministrazioni, nessuna esclusa.

Oggi, ad un anno e poco più dall’insediamento della giunta Raggi, Atac è in regime di concordato preventivo. Un percorso ormai intrapreso, su cui la Filt del Lazio si è dichiarata da subito non favorevole, non certamente in termini ideologici - come qualcuno ha cercato spesso di attribuirci - ma perché, se la procedura non dovesse concludersi con un buon esito, l’unica alternativa sarebbe costituita dal fallimento.

La responsabilità e la disponibilità con cui ci siamo sempre misurati ai tavoli sindacali aziendali in questi anni, così come i piani industriali e gli accordi, molti dei quali certo non rivendicativi ma di puro “contenimento” a cui abbiamo apposto firme, sono la più chiara dimostrazione di quanto fossimo convinti – e ci avessero sempre lasciato credere - che altre strade fossero assolutamente percorribili. Una scelta dunque ben precisa, una scelta politica che però abdica alla politica stessa, affidando tutto ad un giudice fallimentare.

Oggi comunque la Filt è tutta impegnata a scongiurare il peggio, affinché la più grande realtà di trasporto pubblico del paese continui a vivere e si rilanci. Ma da qui in poi non sono consentiti né errori né superficialità, né mancanze né distrazioni. Questa operazione ha e avrà impatto, e non per poco tempo, sui circa 11.600 lavoratori e lavoratrici di Atac, più tutti quelli e quelle dell’indotto che vive ed opera intorno all’azienda; hanno già iniziato a subire alcuni effetti che, comunque sia, una procedura di questo genere potenzialmente comporta.

Per noi sono chiare le garanzie minime imprescindibili: prolungamento dell’affidamento in house fino al 2024, certezza e garanzia esplicita dei livelli occupazionali e dei redditi dei lavoratori di Atac attraverso l’esigibilità del primo e secondo livello di contrattazione, e un confronto reale con l’azienda sul piano industriale.

Ci aspettano mesi complicati e difficili da gestire. La nostra attenzione è e dovrà continuare ad essere altissima, così come la nostra azione e mobilitazione sindacale, per la salvaguardia dei livelli salariali ed occupazionali e per un servizio pubblico di qualità che si fregi di essere tale. Ce lo meritiamo tutti, cittadini e lavoratori.

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