Un “contratto” fuori dal comune - di Alessandro Biasioli

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I lavoratori comunali di Venezia contro il sindaco Brugnaro.

Sono passati due anni dall’elezione a sindaco di Venezia di Luigi Brugnaro, titolare dell’agenzia interinale Umana (si noti la delicata scelta del nome per una agenzia che si occupa di intermediazione di personale). Due anni durante i quali il sindaco fucsia ha potuto esprimere la sua idea di gestione della cosa pubblica. Da vero padrone delle ferriere ha subito rifiutato il confronto con le organizzazioni sindacali, e ha iniziato un percorso di tagli e politiche lacrime e sangue nei confronti dei dipendenti e conseguentemente dei servizi, culminato a fine 2016 con la mancata conferma, pur essendocene le condizioni, di un centinaio di lavoratori a tempo determinato impiegati in comune per garantire i servizi.

L’alibi del rispetto del patto di stabilità e la scelta politicamente perversa che un ente locale si possa amministrare come le proprie aziende ha prodotto un clima vertenziale su tutto e tutti. Alcuni settori dell’amministrazione sono stati colpiti più di altri, ma le riorganizzazioni senza alcun confronto, gli atti unilaterali e le iniziative antisindacali, come la sostituzione da parte di dirigenti degli ispettori comunali del Casinò in stato di agitazione, costata al Comune la condanna per attività antisindacale, hanno spaziato per tutta l’amministrazione.

Tagli anche di 500 euro mensili sul salario accessorio hanno impoverito le buste paga, già penalizzate da un rinnovo contrattuale che si fa attendere dal 2009. E non pago della sua opera di distruzione dell’esistente, nel luglio scorso, il sindaco ha imposto con atto unilaterale il contratto integrativo 2016, all’interno del quale viene inserito come novità l’istituto delle “idee vincenti”, invenzione mai apparsa nelle declaratorie del Ccnl di settore, che dovevano essere presentate entro il 31 dicembre scorso e a cui è stato destinato un budget di 426mila euro. Inoltre, per quanto riguarda il sistema di valutazione, gli obiettivi per il 2016 sono stati assegnati nei primi mesi del 2017 e di conseguenza i giudizi espressi non potevano essere basati sull’operato dei dipendenti, bensì al massimo su sensazioni, per non dir di peggio.

In questo clima non proprio idilliaco la Cisl, unica organizzazione sindacale, ha deciso di ascoltare le lusinghe del sindaco e di siglare il mese scorso il contratto decentrato 2017 imperniato su questi esempi di scempio normativo. La risposta della Rsu e degli altri sindacati, che ha visto nella Fp Cgil il motore della protesta, ha portato 1.136 dipendenti, fra i quali anche chi aveva tratto benefici, a presentare un ricorso per rispedire al mittente il sistema di valutazione basato sulle idee vincenti, privo di qualunque legame con obiettivi e risultati da raggiungere. Una risposta che parte dal presupposto che quelle risorse sono pubbliche, e non possono essere spese senza criterio e trasparenza.

La Cgil ha anche presentato un esposto alla Corte dei Conti, che sta indagando, perché assegnare 740 euro a chi propone l’acquisto di apparecchi elettrici nei bagni per asciugarsi le mani, o 555 euro per una riflessione (senza proposta) sull’importanza di una vita senza fumo e con una dieta sana, o 1.945 euro a chi partecipa e propone quattro idee, quali utilizzo di unità cinofile, utilizzo di droni, creazione di mensa e palestra per la polizia municipale, pare veramente una frode.

Ma la mobilitazione a seguito della firma del contratto decentrato con la sola Cisl ha conosciuto il suo apice con il referendum promosso da Cgil, Csa, Uil, Diccap, Cobas e Rsu. Il contratto truffa non ripristina il sistema di relazioni sindacali, non garantisce diritti quali i permessi per visite mediche o i permessi studi, non c’è traccia delle garanzie di salute e sicurezza, mentre l’amministrazione conquisterà la facoltà di gestire a proprio piacimento l’orario di lavoro e l’organizzazione dei servizi.

Sebbene avversato in tutti i modi dal sindaco Brugnaro, che non ha concesso le sedi per la raccolta dei voti e ha parlato di brogli e dell’impossibilità di verificarne la regolarità, evocando gli anni bui della Repubblica, ben 2.232 dipendenti, il 77,39% degli aventi diritto, hanno votato con un risultato chiarissimo: I “sì” al contratto separato sono stati 33, pari al 1,5% ,e i “no” ben 2.185, pari al 98,5%, con sette schede bianche e sette nulle. Una vera lezione di democrazia che rafforza la rappresentanza sindacale dei comunali veneziani, e condanna pesantemente le convinzioni del sindaco fucsia.

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