Il 5 aprile 2025 sarà ricordato per due cose. Sono entrati in vigore i dazi di Trump, devastando Wall Street e l’economia mondiale e accumulando timori di guerre commerciali che portano ad una crescita del conflitto globale. Ma sabato 5 aprile sarà anche celebrato come il giorno in cui tre milioni di americani sono scesi in strada in oltre millequattrocento località con lo slogan “Giù le mani” (“Hands Off”).

“Giù le mani” è stato un utile slogan ecumenico che ha accomunato i molteplici fronti di lotta con cui gli statunitensi si battono contro Trump: giù le mani dai nostri sindacati e dai nostri posti di lavoro; giù le mani dagli impiegati federali; giù le mani dalla nostra assistenza medica e sicurezza sociale; giù le mani dai nostri organi riproduttivi; giù le mani dal nostro popolo Lgbtq. E, forse più importante, giù le mani dai nostri fratelli e sorelle immigrati.

Queste manifestazioni sono state notevoli per la creatività dei manifesti autoprodotti e dei segnali che esprimevano la rabbia e l’indignazione contro le azioni di Trump nei sui primi due mesi e mezzo in carica. Le manifestazioni non si sono svolte solo nelle città principali, ma anche in centinaia di cittadine come Gulfport, in Florida, o Fayetteville, in Arkansas, nel cuore del paese “Make America Great Again”.

Fino al 5 aprile la risposta di lotta contro l’amministrazione Trump era stata largamente condotta attraverso petizioni e ricorsi sottoscritti da città, Stati e diverse parti private contro le azioni chiaramente illegali di Trump: il licenziamento unilaterale degli impiegati federali, la revoca dei loro diritti di contrattazione collettiva, la pressoché totale eliminazione di alcuni dipartimenti federali, e la cancellazione di finanziamenti alle principali istituzioni di ricerca. Mentre molti di questi ricorsi hanno ricevuto giudizi positivi nelle basse corti, il risultato finale è nelle mani della Corte Suprema, fortemente favorevole a Trump.

Un interessante segnale sulla popolarità di Trump è venuto dalla corsa per un seggio alla Corte Suprema dello Stato del Wisconsin. Una candidata progressista, Susan Crawford, ha decisamente sconfitto il giudice Brad Schimel, un sostenitore del Maga fortemente finanziato da Elon Musk in uno Stato chiave nella battaglia politica. È stata l’elezione di un giudice di Stato più dispendiosa nella storia degli Stati uniti. È diventata un referendum sul miliardario e i suoi tagli al governo federale.

La presenza sindacale nelle manifestazioni “Giù le mani” è stata limitata. L’Afl-Cio nazionale non le ha appoggiate, ma molti affiliati locali e negli Stati lo hanno fatto. E migliaia di iscritti ai sindacati hanno partecipato alle manifestazioni. Alcuni leader sindacali stanno tenendo un basso profilo, e sperano che l’ira di Trump non colpisca le loro organizzazioni.

Il molto progressista presidente del United Auto Workers, Shawn Fain – che aveva chiamato Trump “crumiro” nella Convention Democratica del 2024 – è stato un forte sostenitore di dazi sulle auto straniere. In realtà la catena di fornitura per gli autoveicoli è davvero internazionale, e i dazi di Trump potrebbero ritorcersi contro la cosiddetta manifattura “domestica” dell’automobile, fortemente dipendente dai componenti provenienti da Canada e Messico. Vedremo.

Il violento attacco di Trump ai dipendenti pubblici federali ha spinto i sindacati all’azione. Il sindacato nazionale Federal Unionist Network (Fun) ha radunato i diversi sindacati rappresentativi degli impiegati federali. Ha incitato i leader sindacali, che si sono principalmente concentrati negli sforzi sui ricorsi legali, a prendere iniziative più militanti.

La prossima grande verifica sulla resistenza all’agenda di Trump sarà il Primo Maggio. Molti sindacati, in particolare nell’area metropolitana di Chicago, stanno programmando grandi manifestazioni e, in alcuni casi, scioperi contro l’assalto di Trump ai lavoratori immigrati.

Oltre la resistenza, il vero test saranno le elezioni di medio termine del novembre 2026. I Democratici pensano di poter strappare 36 seggi ai repubblicani, compresi dieci vinti da Trump con il 10% o più di differenza. Conquistare una maggioranza nella Camera dei Rappresentanti frenerebbe il peggiore autoritarismo di Trump. Ma la domanda principale rimane: saranno capaci i Democratici di fare di più che una semplice opposizione che richiama il ritorno allo status quo neoliberista? Purtroppo, salvo Bernie Sanders, Alexandria Ocasio-Cortez e pochi altri, il partito sembra incapace di dare una visione alternativa del futuro che rimetta in discussione le diseguaglianze di reddito fuori controllo, e sia di immediato diretto beneficio per i lavoratori.

Senza che la base del partito riesca a liberarsi della classe dirigente filo-padronale responsabile dell’avvento della destra, gli Stati Uniti dovranno affrontare una lunghissima lotta per fermare Trump e il movimento Make American Great Again.

(8 aprile 2025, traduzione di Leopoldo Tartaglia)