“Il bando dei motori termici dal 2035 resta intoccabile”. Il commissario ai Trasporti, Apostolos Tzitzikostas, prova a difendere il Piano per il settore automotive della Commissione europea, ribadendo un obiettivo che peraltro si sta scontrando con tutta una serie di resistenze. Dalle case automobilistiche; dalla stessa presidente dell’esecutivo continentale Von der Leyen che viene loro incontro annullando multe miliardarie; soprattutto da una clientela che non intende spendere 30mila euro per comprare nulla di più che una city car tutta elettrica. E le auto più grandi costano assai di più.
E’ netto il giudizio dell’Anfia, l’associazione italiana della filiera dell’industria automobilistica: “Non può essere chiamato Piano d’azione, mancando l’indicazione di date certe, azioni concrete rispetto a molte tematiche sollecitate e ben rappresentate da sindacati, costruttori di autoveicoli, componentisti e associazioni di settore, l’indicazione di chi si assume la responsabilità della messa in campo di queste azioni, e infine gli importi da allocare per i diversi aspetti del piano”. Conclusioni: “Il settore è destinato a scomparire sotto i colpi della competizione cinese e della politica oltreatlantica”. Con tanti saluti a quello che è il comparto più importante dell’industria europea, che impiega centinaia di migliaia di addetti.
Oltre al danno la beffa, denuncia Michele De Palma che guida la Fiom: “Annunciano 800 miliardi di investimenti sul militare, mentre il documento che abbiamo visto sull’automotive prevede meno di 2 miliardi sulle batterie e, nel testo, su più di 20 pagine, c’è mezza pagina dedicata alle lavoratrici e ai lavoratori, su cui però non c’è nessuna garanzia dal punto di vista occupazionale né tanto meno gli investimenti in risorse per ricerca e sviluppo”.
Niente paura comunque: invece di automobili il Vecchio continente moltiplicherà la costruzione di carri armati. Per quelli di soldi ce ne sono in abbondanza nel ReArm Europe, piano che destina, appunto, 800 miliardi all’economia della guerra.