Continua la lotta al Cnr dei precari, con il sostegno delle organizzazioni sindacali confederali. Il presidio permanente del Cnr ha indetto l’assemblea generale del 30 gennaio scorso, per fare il punto sulla vertenza dei quattromila precari. Costituita in due parti, l’assemblea ha visto la partecipazione alla prima parte di due scienziati di rilievo del Cnr, Antonello Pasini e Massimiliano Pasqui, attraverso una tavola rotonda di grande profilo scientifico sulle tematiche ambientali e dei cambiamenti climatici, e sulle esperienze dirette di precarietà vissuta dagli stessi relatori come percorso formativo di grande importanza vissuto a tutto tondo nella lotta per la loro stabilizzazione, che ha proposto una interessante chiave di connessione dell’attuale vertenza con quelle altrettanto importanti del passato.
Nella seconda parte si è proceduto a fare il punto sullo stato della vertenza dei precari del Cnr, che dal 28 novembre scorso sono in mobilitazione e occupano con un presidio permanente l’Ente per rivendicare il loro diritto alla stabilizzazione, alla luce dell’ultimo incontro avuto tra la presidente del Cnr, Maria Chiara Carrozza, il 27 gennaio scorso, e le organizzazioni sindacali, Flc Cgil, Fsur Cisl, Uil Scuola Rua.
A questo riguardo, va detto che il primo importante elemento di novità intervenuto, dopo una prima incomprensibile sordità del vertice dell’Ente e l’assoluta mancanza d’iniziativa del governo in carica e del ministro dell’Università e ricerca, è stato l’ottenimento in legge di bilancio, grazie alla mobilitazione dei precari, dello specifico emendamento che destina la cifra di 30 milioni di euro in tre anni (10 per anno), da finalizzare al riassorbimento del precariato esistente al Cnr.
A seguito di questo importante risultato, è stato pertanto possibile avviare un confronto più stringente con i vertici dell’Ente, che ha prodotto l’avvio della ricognizione delle risorse finanziarie che il Cnr potrà mettere a disposizione sulla base del proprio turn-over per i percorsi di stabilizzazione, attraverso la programmazione del piano di fabbisogno. Questo insieme all’avvio della ricognizione sullo stato dei contratti precari in essere al Cnr: tempi determinati e assegni di ricerca. Resta inoltre fondamentale lavorare nei confronti del ministero vigilante per l’ottenimento di maggiori finanziamenti ordinari all’Ente, per assicurare da un lato una migliore programmazione dei propri piani di attività, dall’altro superare l’insufficienza delle risorse al momento disponibili per completare i processi di stabilizzazione.
Dalla data di inizio della mobilitazione del 28 novembre, gli elementi importanti di novità emersi sono il risultato della lotta messa in campo dai Precari Uniti in questi tre mesi. Pertanto la richiesta forte che è emersa dall’assemblea è quella di avviare urgentemente il tavolo tecnico di confronto con l’amministrazione del Cnr, nel quale mettere a sistema tutti gli elementi per rendere praticabile la realizzazione di percorsi concreti di stabilizzazione, attraverso l’applicazione dell’articolo 20 commi 1 e 2 della cosiddetta Legge Madia (d. lgs. 75/2017), la cui applicazione è stata prorogata fino al 31 dicembre 2026.
Senza un’urgente apertura al confronto, resta incerto il futuro di un pezzo di ricerca (precaria) del Paese, su cui da anni si è investito; progetti e linee di ricerca rischiano di saltare se i quattromila lavoratori non troveranno la soluzione alla loro condizione precaria, il 2026 è alle porte e con esso la scadenza dei contratti di lavoro.
Il Cnr, maggior ente di ricerca italiano, non può basarsi sul lavoro precario: servono risposte immediate per tutti i precari. La battaglia che si sta svolgendo è una battaglia per la ricerca e per il Paese, perché è lo stesso sistema italiano che, basandosi prevalentemente su risorse pubbliche e dalla cronica insufficienza di investimenti ordinari, costringe i nostri ricercatori a trovare risorse sul mercato, attraverso la partecipazione a bandi nazionali ed internazionali, limitandone in parte la libertà, ma soprattutto costringendoli ad assolvere in maniera surrettizia al finanziamento complessivo degli stessi Enti di ricerca. Una condizione di debolezza che rende meno attrattivo il nostro Paese e allontana le possibilità di programmare per via ordinaria i fabbisogni della Ricerca italiana, generando all’infinito nuovo precariato.
Il superamento del lavoro precario deve diventare una battaglia non solo di chi è precario, ma di tutto il mondo del lavoro. La lotta dei Precari Uniti Cnr è la nostra lotta!