Una quarantina di compagne e compagni di Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Marche, Puglia, Sicilia, Toscana, Umbria, Veneto confederali e delle categorie Filcams, Filctem, Fillea, Filt, Fisac, Flai, Flc, Slc e Spi hanno partecipato, lo scorso 24 gennaio, alla video-riunione del coordinamento nazionale di ‘Lavoro società per una Cgil unita e plurale’.
Fin dall’introduzione del referente nazionale Giacinto Botti, sono stati affrontati i temi della fase politico-sindacale, a partire dall’urgenza della ripresa di una forte mobilitazione contro le guerre. Il “respiro di sollievo” per il pur fragile cessate il fuoco a Gaza non mette in secondo piano la strategia di ridisegno del Medio Oriente da parte del governo di estrema destra di Netanyahu, che continua a far strame del diritto internazionale nella sua incessante azione genocidaria e di pulizia etnica nei confronti della popolazione palestinese, ora con una intensificazione della guerra in Cisgiordania.
L’avvento di Donald Trump alla Casa Bianca rafforza tragicamente le destre autoritarie in tutto il mondo e, a dispetto di roboanti dichiarazioni, non lascia molte speranze sulle possibilità di fermare i conflitti in corso. Al contrario, lascia prevedere un’escalation nelle guerre commerciali e in nuove avventure di forza (Groenlandia, Canada, Messico?) e un crudele inasprimento della guerra interna e globale ai migranti.
In tutto questo, l’Unione europea – vittima designata della guerra in Ucraina tra Russia e Nato – è priva di qualsiasi profilo e di qualsiasi proposta di mediazione-pacificazione, dilaniata da nazionalismi e sovranismi che gareggiano nel filo-atlantismo, oggi meglio interpretato dai governi di estrema destra (Orban, Meloni) sodali dell’internazionale nera trumpiana.
In Italia, i prossimi mesi saranno caratterizzati dalla campagna referendaria sui quattro quesiti del lavoro della Cgil e sul quesito per l’allargamento della cittadinanza. Pur in attesa delle motivazioni, ci risulta incomprensibile e “politica” la decisione della Consulta sulla inammissibilità del referendum abrogativo della legge Calderoli. Il fatto che la precedente sentenza della stessa Corte abbia smontato buona parte dell’impianto della legge, in quanto incostituzionale, non toglie validità alla richiesta di oltre un milione e trecentomila cittadini di un pronunciamento popolare su quel che resta in piedi di quella legge, né appare comprensibile il riferimento, nel comunicato della Corte, ad una messa in discussione della Costituzione. Siamo consapevoli del lavoro estremamente duro e capillare che dovremo condurre per portare al voto la maggioranza delle cittadine e dei cittadini in un quadro di crescente disillusione e astensionismo elettorale. Ma potremo far leva sull’utilità e la decisione diretta del voto referendario su materie di vitale importanza per i diritti delle persone e dei lavoratori.
L’impegno che è richiesto alla nostra confederazione è tanto più gravoso perché la campagna referendaria si affianca e si somma alla mobilitazione quotidiana per la contrattazione, la difesa dei posti di lavoro, le elezioni delle Rsu, la risposta alle politiche autoritarie e repressive del governo in ogni campo. Lotte e mobilitazioni che si intrecciano e si sostengono a vicenda.
Ma la riunione del Coordinamento nazionale non poteva tralasciare il tema dello stato dell’organizzazione e della sua democrazia interna. Pesa come un macigno la vicenda delle decisioni della Flai nazionale; prima di togliere le deleghe, quindi di sfiduciare in Assemblea generale, infine di revocare l’aspettativa sindacale ad uno stimato compagno della stessa segreteria, “reo” di aver esercitato i suoi diritti statutari in tema di pluralismo e partecipazione alla nostra aggregazione programmatica.
Una pagina davvero buia per la Cgil, per la quale Lavoro Società tutta invoca e persegue, con tutti gli strumenti a disposizione, il pieno riconoscimento delle agibilità politiche, sindacali, democratiche di tutte le compagne e i compagni, a tutti i livelli. Avallare pratiche come quelle attuate nei confronti del nostro compagno minerebbe la credibilità democratica di tutta l’organizzazione. Un danno irreparabile non per la sinistra sindacale – che pure è una ricchezza dell’organizzazione – ma per tutte le iscritte e gli iscritti alla Cgil, che non avrebbero più la libertà di espressione e articolazione delle posizioni sindacali.
La riunione è stata ricca di analisi e di proposte. La discussione, aperta e pubblica come nostra consuetudine, proseguirà in particolare con la convocazione, il prossimo 4 marzo a Milano, dell’Assemblea nazionale di ‘Lavoro Società per una Cgil unita e plurale’ nella quale, tra l’altro, avverrà il fisiologico avvicendamento al compagno Botti nella responsabilità di Referente nazionale. Soprattutto sarà l’occasione per ribadire l’impegno collettivo ad arricchire, con la nostra partecipazione e il nostro fattivo contributo, una Cgil davvero unita e plurale, capace di un autonomo progetto e di una forte partecipazione e democrazia interna.