Due importanti manifestazioni il 15 febbraio a Roma e Milano.

Come Comitato per la libertà di Öcalan, insieme a Uiki e alla Rete Kurdistan, abbiamo indetto per il 15 febbraio, in piazzale Ugo la Malfa a Roma alle 14.30 e a Milano in Largo Cairoli alla stessa ora, due importanti manifestazioni che saranno animate da associazioni, sindacati, movimenti, partiti. Partiremo dal fondamentale pensiero di Öcalan, che scrive di “sociologia della libertà”; e dall’applicazione pratica straordinaria del suo pensiero nel Rojava, dove il protagonismo e il ruolo delle donne curde hanno costruito, insieme, una piattaforma di lotta al capitale e al patriarcato, una società che costruisce autogoverno, condivisione, multietnicità, meticciato.

Il “confederalismo democratico”, nucleo del pensiero di Öcalan, è una soluzione non nazionalista ma di equilibrio dei poteri. Öcalan è in carcere sull’isola di Imrali da 24 anni, in stato di massimo isolamento; eppure da lì riesce a far arrivare i propri scritti: “lettere dal carcere”, novello Gramsci, Mandela contemporaneo.

Le manifestazioni del 15 febbraio cadranno in un momento drammatico. Il regime turco sta tentando la pulizia etnica dei Curdi. Il nord-est della Siria e il Rojava sono sotto attacco. La Turchia rifiuta l’inizio di una transizione democratica. Il regime turco, dopo la caduta di Assad, mira a prendere il controllo del nord della Siria, in particolare delle aree a maggioranza curda. È molto grave, in questi giorni, l’attacco armato a due punti critici: il ponte Qaraqozak e la diga di Tishreen. Il controllo di questi luoghi, per il regime turco, è vitale perché essi sono fonte primaria di elettricità, che serve a gran parte del Rojava.

Le popolazioni stanno resistendo e rispondendo con coraggio straordinario, che è simbolo di desiderio di identità e di passione per la libertà. Il regime turco sta commettendo crimini contro l’umanità, bombardando e uccidendo civili.
Come Comitato per la libertà di Ocalan crediamo che la comunità internazionale debba intervenire subito per fermare il massacro dei Curdi, i quali hanno lottato, da soli, contro l’Isis e lo Stato islamico e oggi subiscono la vendetta, senza una difesa dovuta da parte dei paesi europei. Le forze democratiche devono impegnarsi a fondo perché si giunga al cessate il fuoco, salvando le esperienze di Kobane e del Rojava.

Intanto lo stato turco arresta i sindaci del partito Dem, eletti con gran numero di voti. Si tratta di inammissibili colpi di Stato.

In questi giorni si discute molto della possibilità che venga avviato un nuovo processo di soluzione politica della questione curda in Turchia. Abdullah Öcalan ha ricevuto tre visite in pochi mesi, ed ha lanciato dei chiari messaggi di apertura alla pace. Il governo turco, anche se lancia segnali contrastanti, sembra prendere seriamente in considerazione l’idea di un nuovo negoziato, ma nessun processo equo e trasparente potrà mai essere portato avanti fino a che il rappresentate del popolo curdo a questo tavolo parteciperà alle trattative da ostaggio, senza la possibilità di confrontarsi con il suo popolo e il movimento politico che rappresenta.

Anche per questo, Öcalan deve essere liberato e messo in condizione di svolgere il suo compito.

Chiediamoci: una parte del governo turco crede ancora ad una possibile soluzione democratica e pacifica della questione curda? E si allargheranno gli spiragli per la liberazione di Öcalan? Per questo continueremo a lottare.