La sinistra sindacale di oggi ha alle spalle ha una lunga storia di collettivo organizzato nella Cgil. E’ figlia della sinistra sindacale che univa delegate e delegati e qualche funzionario sindacale all’interno della Federazione unitaria Cgil-Cisl-Uil. Venne formalizzata per la prima volta in Cgil nel 1984 con un convegno che si tenne presso la scuola sindacale di Ariccia il 16 e il 17 novembre. In quella sede nacque “Democrazia consiliare”, la prima area programmatica della storia della Cgil.

Nel decennio 1968–1977 i sindacati erano cresciuti in maniera esponenziale, da un 34% della forza lavoro ad oltre il 52%, arrivando ad organizzare oltre otto milioni di lavoratori. La partecipazione agli scioperi raggiunse livelli altissimi. Nel decennio successivo, con la svolta dell’Eur, si manifestò un contrasto prima minoritario poi sempre più largo, che la Cgil di Luciano Lama, a differenza di Cisl e Uil, volle e seppe accogliere nel proprio seno, memore dell’insegnamento di Giusppe Di Vittorio: “La nostra organizzazione è costruita sulla democrazia, sulla libertà di espressione, sul rispetto reciproco di tutte le opinioni politiche e di tutte le convinzioni religiose. (…) Questa è la casa di tutti i lavoratori italiani. Ciascun lavoratore in casa sua si deve sentire a proprio agio. Questa è la casa di tutti, questa è la casa del lavoro”.

Questa cosa si riflette – fin dalla riorganizzazione nel 1944 – nelle norme statutarie della Cgil che, anzi, si sono arricchite e precisate fino allo Statuto odierno, che norma l’esistenza delle aree e aggregazioni su base programmatica, oltre al basilare diritto a concertare e condividere posizioni comuni in forma organizzata.

Il pluralismo programmatico rimane il collante che rafforza il senso di appartenenza alla Cgil. E’ una ricchezza e la caratteristica fondante in un’organizzazione democratica, complessa e articolata come la nostra. Serve alla Cgil un’aggregazione collettiva di confronto, di formazione e di cultura diffusa, un luogo collettivo di un sentire plurale. Non luogo di distinzione, ma di ricchezza e appartenenza alla Cgil. Un collettivo di idee e di pratiche, di proposte e di valori, non alternativo ma plurale, diverso ma uguale. C’è bisogno di un pensiero alto, di scelte radicali che ripropongano ideali, e quotidiana lotta politica e valoriale, per far avanzare chi è senza voce né diritti. Per fermare l’onda nera che avanza nel nostro paese. Per rinsaldare un sentire comune in difesa della collettività, dei beni comuni e della democrazia. Per ricostruire un orizzonte di cambiamento reale, un’utopia del possibile. Noi siamo con e per la Cgil del futuro.

C’è bisogno di contributi attivi e non di consuetudini, rispetto alle discontinuità che ci impone il tempo presente.

Proprio per questo oggi serve la sinistra sindacale in Cgil, non una piccola area organizzata che perpetua i riti di un passato a cui i più anziani tra noi appartengono, ma una vasta area di pensiero e azione critici con legami laschi, ma profondi, che tenga alti i valori della Cgil; forte di un’analisi della realtà dello scontro di classe e della fase, motivi gli attivisti sindacali, orienti gli iscritti e i lavoratori, torni a spiegare che non siamo tutti nella stessa barca; e che gli interessi dei padroni e dei lavoratori possono trovare un punto di mediazione, ma mai possono convergere.

Abbiamo dato e continuiamo a dare il nostro contributo di idee, di proposte e di impegno, con la lealtà e il senso di appartenenza di sempre. Rilanciamo la Cgil unita e plurale. Unita nei valori e nelle pratiche, confederale come traduzione dell’essere soggettività politica autonoma del Lavoro, plurale nei punti di vista sul mondo e sulla società, dove il marxismo può ancora dare oggi più di ieri un grande contributo, assieme a tutte le teorie critiche del capitalismo reale.

Non abbiamo rinunciato all’impegno assunto nel XIX Congresso per una sinistra sindacale che vada oltre noi e che concorra a far navigare tutta la Cgil in mare aperto, avendo certo l’approdo comune.