I lavoratori portuali iscritti al sindacato svedese hanno votato per bloccare l’invio delle armi a Israele.
La guerra di Israele contro i palestinesi diventa ogni giorno più crudele e virulenta. Da una parte uno degli eserciti più armati al mondo, con tecnologie all’avanguardia. Dall’altra un popolo che lotta con quello che ha. Solo a Gaza, i morti diretti e indiretti sono più di 100mila in poco più di un anno. Moltissimi sono bambini. Gli ospedali sono per l’esercito israeliano un obiettivo come gli altri.
Questa non è solo una questione bellica. Nonostante la propaganda di guerra del sistema mediatico, nonostante gli sforzi del gruppo Meta (facebook, Instagram, etc.) per nascondere le voci dissonanti, è sempre più chiaro che sia una questione che coinvolge tutti. Il movimento dei lavoratori non è mai mancato quando si è trattato di contrastare una guerra.
La lettera al governo
I lavoratori svedesi, tramite il proprio sindacato, sconvolti per quanto avveniva in Palestina, avevano già scritto al governo a maggio scorso: “La guerra brutale e l’indifferenza di Israele nei confronti delle vittime civili negli ultimi sette mesi non ha precedenti nei conflitti moderni. In poco più di sei mesi, l’esercito israeliano ha ucciso dieci volte più bambini della guerra di aggressione della Russia in Ucraina dal 2022. Il bilancio delle vittime a Gaza va confrontato con un totale stimato tra i 25mila e i 30mila bambini uccisi durante i tredici anni di guerra civile in Siria, da tutte le parti in conflitto messe insieme”.
Il governo attuale di destra, con il sostegno esterno determinante dell’estrema destra, non ha seguito le richieste dei lavoratori. Il paese ha proprio quest’anno abbandonato la posizione plurisecolare di neutralità per entrare nella Nato, con il sostegno comune di tutti i partiti, socialdemocratici, centristi, destra ed estrema destra (tutti tranne Verdi e Partito di Sinistra). La difesa del suprematismo occidentale vince sul desiderio umanitario e di pace dei lavoratori.
Il voto contro le armi ad Israele
Pochi giorni prima di Natale, il sindacato ha preso un’altra decisione, forse più efficace. Il 68% degli iscritti ha votato per bloccare i traffici di armi da e per Israele. Questo blocco durerà, secondo la volontà dei lavoratori, finché durerà la guerra di Israele contro Gaza.
Il vice segretario nazionale del sindacato dei portuali ha affermato: “Ciò che è stato messo a fuoco nel nostro dibattito interno è l’enorme sofferenza dei civili. Non vogliamo partecipare al sostegno di un esercito che conduce questo tipo di attacchi indiscriminati contro i civili”.
Il blocco riguarderà le esportazioni svedesi verso Israele, che sono di oltre 400 milioni di euro. Ma anche le esportazioni di Israele verso la Svezia, in particolare quelle della società Elbit, che proprio nel 2022 ha vinto un appalto per le forze armate svedesi comprendente munizioni, un programma di digitalizzazione, sistemi di combattimento e programmi di protezione delle comunicazioni. Oltre 200 milioni di euro, pagati dal governo svedese a un’azienda israeliana di armamenti.
Davanti a tutto questo, i lavoratori non possono restare silenti.
(31 dicembre 2024)