Nell’ambito della Giornata mondiale della salute, il 5 aprile scorso si è tenuta a Venezia una grande e partecipata manifestazione regionale promossa da Cgil Veneto, Comitato Veneto per la Sanità Pubblica (Covesap) e Associazione Italiana per la Tutela della Salute Mentale, a cui hanno aderito tante associazioni e comitati territoriali, collettivi studenteschi e tutti i partiti e i gruppi consiliari di opposizione in Veneto.

Una iniziativa in continuità con un percorso condiviso di mobilitazione che da anni rivendica in Veneto il diritto alla salute, e la necessità di salvaguardare e rafforzare il sistema socio-sanitario pubblico e universale. A maggior ragione in una fase in cui, invece, per tanti ritardi e carenze accumulate nel tempo, per la progressiva riduzione complessiva dei finanziamenti e per dissennate scelte politiche, il sistema pubblico è invece fortemente a rischio, la privatizzazione si espande sempre più e il diritto alla cura e all’assistenza per tutti è messo seriamente in discussione. Mentre le risorse disponibili rischiano di essere spostate e utilizzate per i piani di riarmo anziché per il rafforzamento dei sistemi pubblici di sanità, welfare e istruzione.

Il focus della manifestazione è stato centrato sulla tutela della salute e del benessere mentale, perché la salute mentale è parte integrante della condizione generale di salute di ognuno, ed è uno degli indicatori più significativi del livello complessivo di benessere e inclusione sociale di una comunità.

Anche perché, purtroppo, è uno degli esempi più evidenti di un peggioramento in atto, anche qui nel cosiddetto virtuoso Veneto, nella presa in carico, nell’integrazione socio-sanitaria, nella continuità assistenziale, nell’accesso e nella qualità dei servizi sanitari e socio-sanitari, nell’adeguatezza delle risposte ai crescenti bisogni di prevenzione, cura e assistenza.

Il Veneto è infatti agli ultimi posti tra le regioni in Italia per la spesa complessiva e pro-capite dedicata alla salute mentale, ben distante dagli standard di fabbisogno organizzativi e di personale indicati dall’Oms e dalla stessa programmazione europea e nazionale.

La mobilitazione del 5 aprile ha avanzato richieste precise e sollecitato alla Regione Veneto, a tutti i soggetti competenti istituzionalmente, a tutta la rappresentanza politica, un maggiore investimento e un aumento delle risorse per la tutela della salute e più in specifico sulla salute mentale.

Un aumento indispensabile per garantire un incremento netto e un dimensionamento degli organici e delle professionalità adeguati ai fabbisogni, una maggiore diffusione e prossimità territoriale di strutture e servizi, un potenziamento effettivo dei presidi e delle attività di prevenzione e assistenza territoriale e domiciliare. E per fermare la regressione in atto e un pericoloso ritorno al passato, anche sul piano terapeutico, a un approccio alla cura prevalentemente farmacologico ed a pratiche sempre più diffuse di segregazione e contenzione meccanica.

La salute mentale è una tematica che riguarda da vicino anche noi come organizzazione sindacale. Perché abbiamo il compito di tutelare le condizioni e la qualità del lavoro di chi opera in un ambito di attività così complesso e delicato, che, come sappiamo, è fortemente intrecciato e collegato alla stessa qualità dei servizi e delle prestazioni.

Poi perché il disagio psichico e sociale è in crescente aumento e attraversa trasversalmente le diverse fasce di popolazione, da tutte le persone con fragilità e dipendenze all’universo giovanile, e interessa sempre più anche il mondo degli anziani e la stessa condizione lavorativa. Coinvolge, pertanto, tante persone che rappresentiamo e i loro nuclei familiari.

Tutto ciò è dovuto anche e soprattutto a un modello economico, sociale e lavorativo ipercompetitivo, alla inaccettabile crescita della precarietà lavorativa e sociale, delle diseguaglianze, delle povertà, delle tante e diverse forme di discriminazione, alla progressiva riduzione del sistema di welfare e protezione sociale e dei diritti sul lavoro. Un’evoluzione regressiva che ha creato e alimenta una grande incertezza per il presente e per il futuro della propria condizione di vita.

Per questo è necessario agire, subito e in prospettiva, anche sul versante della riduzione delle principali cause del diffondersi del disagio psichico e sociale, anche a partire dai referendum promossi dalla Cgil contro la precarietà e l’insicurezza lavorativa, per i diritti sul lavoro e la cittadinanza attiva.

Non a caso lo striscione di apertura della manifestazione recitava anche lo slogan “Non c’è salute mentale e benessere della collettività senza diritti civili, sociali e sul lavoro” e quello della Cgil Veneto “Per la tutela della salute mentale +inclusione e diritti -discriminazioni e precarietà”.