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Oltre 350 compagne e compagni da tutta Italia e di tutte le categorie hanno gremito il salone Di Vittorio della Camera del Lavoro Metropolitana di Milano il 4 marzo scorso per l’Assemblea nazionale di “Lavoro Società per una Cgil unita e plurale”.
Un’assemblea ricca, appassionata, piena di contenuti e di impegno militante.
La lunga, articolata, spesso emozionante relazione di Giacinto Botti ha toccato tutti i temi di attualità, a partire dalle guerre e dalla nostra campagna referendaria.
Giacinto ha confessato che forse si trattava della sua relazione più difficile, visto che costituiva il suo congedo, dopo anni lunghi e difficili, dall’incarico di referente nazionale – salutato dall’ovazione di ringraziamento delle compagne e compagni presenti.
E’ impossibile sintetizzarla – è pubblicata integralmente sul numero speciale di Sinistra sindacale e sul sito www.sinistrasindacale.it – come impossibile è sintetizzare la ricchezza dei tredici interventi che si sono succeduti (Leopoldo Tartaglia, Luca Gabrielli, Claudia Nigro, Giulio Fossati, Max Ravanetti, Angela Giannelli, Andrea Gambillara, Federico Antonelli, Mimma Fersini, Emanuele Barosselli, Vasco Cajarelli, Denise Amerini, Enrico Ciligot), dopo quelli degli “ospiti”.
A partire dal saluto, per niente formale ma tutto nel merito del dibattito, del compagno Luca Stanzione, segretario generale della Cdlm di Milano – alla quale va il nostro ringraziamento per l’ospitalità e il sostegno organizzativo. Ma è stato Stanzione a ringraziare noi di aver portato la nostra Assemblea a Milano, come riconoscimento – ha sottolineato – della condivisione politica della direzione di questa importante struttura nella sua inziativa quotidiana per rappresentare il cambiamento in una realtà economica e sociale, certo avanzata ma non per questo meno attraversata da diseguaglianze e marginalità, in un paese in profonda crisi, cui la Cgil cerca di dare una risposta in avanti con i referendum e la contrattazione.
Forte ed emozionante l’intervento, in collegamento da Ramallah, di Luisa Morgantini, che da metà dicembre si trova in Cisgiordania. Una testimonianza cruda della violenza e della pulizia etnica di Israele non solo con il genocidio a Gaza, ma con la recrudescenza dell’occupazione militare nei territori occupati della West Bank, con la sua scia di morti, distruzione di case e infrastrutture civili, arresti indiscriminati, impedimento a qualsiasi normalità di vita per i palestinesi, costantemente attaccati dall’esercito israeliano e dai coloni armati, sotto la sua protezione.
Rahel Sereke, attivista politica queer, cofondatrice dell’associazione “Cambio Passo” di Milano, consigliera del 3° Municipio, ha portato la testimonianza delle seconde generazioni nell’importanza della battaglia per il Sì ai cinque referendum ed in particolare a quello sulla cittadinanza, passo importante, seppur parziale, sulla strada della piena parità di diritti tra cittadini di origine straniera e autoctoni, una tappa verso il pieno diritto di voto, l’eliminazione della Bossi-Fini e il superamento di ogni discriminazione sociale e istituzionale.
La relazione e gli interventi – ciascuno impegnato a collegare temi specifici di territorio e categoria con i grandi nodi generali, a partire dalla mobilitazione contro le guerre e, in Italia, per il voto referendario – hanno confermato la grande sintonia di analisi e proposte tra le compagne e i compagni di Lavoro Società e la loro determinazione ad incidere sugli orientamenti programmatici e le pratiche concrete della maggioranza congressuale, di cui siamo parte integrante.
Giacinto ha giustamente dedicato una larga parte della sua relazione alla Pace e alla lotta contro le guerre, il genocidio del popolo palestinese, l’Unione europea bellicista e riarmista, “fortezza” inespugnabile che condanna a morte profughi e richiedenti asilo.
Volendo mantenere un filo con la “storia” e la memoria del percorso della sinistra sindacale in Cgil, in relazione con le vicende europee e internazionali, ha ricordato come lo smantellamento, da parte Usa e occidentale, dell’Onu e del diritto internazionale venga da ben più lontano, dalle guerre in Iraq, dall’Afghanistan dopo l’11 settembre, dalla Siria alla Libia. La stessa Europa non è stata in guerra solo dall’invasione russa dell’Ucraina – peraltro nel Donbass dal 2014 – ma con le guerre jugoslave e quella Nato contro la Serbia, guerra “umanitaria”, con la partecipazione del governo italiano – D’Alema e Mattarella – e il tragico errore della Cgil sulla “contingente necessità”.
E, di fronte al piano “Rearm Europe” appena lanciato dalla von der Layen, Botti ha detto con chiarezza – trovando corrispondenza in pressochè tutti gli interventi – che la piazza proposta da Michele Serra “non è la nostra piazza”: non basta invocare più Europa, se quella “reale” è per il riarmo, il taglio della spesa sociale, la guerra in Ucraina “fino alla vittoria”. Non è questa la nostra Europa. Quella, ancora, che sostiene politicamente e militarmente il genocidio del governo razzista di Netanyahu contro i palestinesi e segue Trump nel suo ignobile e indicibile proposito di pulizia etnica a Gaza.
Relazione e dibattito hanno sottolineato la gravità della situazione democratica, economica, sociale del nostro paese, “guidato” da un governo neofascista che sta portando avanti – autonomia differenziata, premierato, subordinazione magistratura – un tentativo concreto di smantellamento della Costituzione antifascista. Corredato da una miriade di decreti securitari, repressivi, autoritari per imbavagliare qualsiasi dissenso ed opposizione di fronte a politiche di classe contro lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionati, migranti, ceti popolari poveri.
In questo contesto i nostri referendum non sono, ovviamente, l’ultima spiaggia, ma un terreno concreto, insieme alle lotte quotidiane e alla contrattazione, per ridare voce alle classi popolari con un voto che incide direttamente sulle loro condizioni materiali di vita. Cinque sì cancelleranno norme che hanno gravemente peggiorato i diritti del lavoro, la stabilità dell’occupazione, le regole contro lo stillicidio di infortuni e morti sul lavoro, il diritto delle persone alla piena cittadinanza. Siamo consapevoli dell’enorme lavoro che dovremo fare per portare al voto proprio il proletariato del lavoro e della marginalità che, negli ultimi anni, è stato protagonista dell’assenteismo elettorale. Ma qui il voto non è una delega, ma uno strumento per un miglioramento diretto delle proprie condizioni.
Situazione e sfida di pensionati e anziani (Tartaglia), vertenze in corso, dai ccnl (Gabrielli, Antonelli) alla logistica (Barosselli), alla chimica di base (Nigro), la scuola e le elezioni Rsu (Giannelli), i diritti civili e sociali di tutti, a partire dai più deboli e marginali (Amerini, Ravanetti, Ciligot), la complessità di una contrattazione inclusiva anche in territori e categorie “più forti” (Fossati, Fersini) sono stati alcuni dei temi toccati nei diversi interventi.
Ultima, ma non ultima, la questione della democrazia interna della Cgil. A partire dalla inaudita, antidemocratica e antistatutaria repressione avvenuta in Flai nazionale. Ne ha parlato, intervenendo da casa perchè malato, Andrea Gambillara, vittima dell’allontanamento dall’incarico di segretario nazionale Flai, con la revoca dell’aspettativa sindacale, sulla quale altri livelli dell’organizzazione stanno intervenendo per una nuova collocazione. Ma il “caso” Flai, su cui, ovviamente si sono intrattenuti la relazione di Botti e tutti gli interventi (Cajarelli, in particolare), è la spia del progressivo venir meno di una capacità democratica, di un confronto tra posizioni programmatiche diverse, ma in dialettica tra loro, che caratterizza, nonostante i disconoscimenti, la vita interna della Cgil da quasi quarant’anni, da quando furono sciolte le componenti di partito in favore appunto di un confronto tra libere posizioni programmatiche collettive e organizzate. E Lavoro Società ribadisce la necessità di una riflessione di tutta l’organizzazione sul ruolo e il peso delle figure dei segretari generali.
Enzo Greco, che da questa Assemblea, con consenso generale, è il nuovo referente nazionale di “Lavoro Società per una Cgil unita e plurale” ha concluso questa bella, calda e partecipata giornata, ricapitolando i temi del nostro impegno nella Cgil e nella società per l’attuazione dei valori e del dettato costituzionale, a partire dalla lotta per la Pace e la giustizia sociale. E’ partito da una citazione di Gramsci sui “mostri” che si insinuano nel vuoto tra il vecchio che muore e il nuovo che stenta a crescere. Mostruosità rappresentate oggi dalle guerre, anzi “dall’economia della guerra”, e dall’intensificarsi dello sfruttamento che diventano “normalità”, come lo diventa la deportazione delle persone. E dal diffondersi dell’“indiffrenza”, spesso proprio tra le fasce e i settori sociali che noi vogliamo rappresentare. Quelli che dovremo raggiungere e rimotivare per vincere i referendum, obiettivo difficile, ma alla nostra portata. Un’azione che ci porti ad indicare concretamente una prospettiva differente per il futuro. Nel ringraziare le compagne e i compagni per la fiducia accordatagli e Giacinto per il grande lavoro svolto in questi anni in rappresentanza della nostra aggregazione, ha interpretato il sentire comune ricordando che l’unico rammarico della giornata è l’assenza della segreteria nazionale della Cgil. “Un’occasione persa”, per noi di ascoltare le ultime articolazioni del dibattito nella segretria nazionale, per questa di poter cogliere dal vivo la ricchezza e l’entusiasmo di un’aggregazione, parte integrante e attiva della maggioranza che governa e gestisce la nostra Confederazione.
“Al lavoro, alla lotta e al voto”- le parole conclusive.