
Vogliamo provare a dare una spiegazione dello scenario del settore trasporti, col proposito che il lettore possa farsi una sua idea. Più che dare risposte, riteniamo importante aprire un confronto sul tema “sciopero” in alcuni comparti dei trasporti. Trasporto Pubblico Locale (Tpl) e Trasporto Ferroviario sono alcuni di quei settori in cui la legge 146, modificata e integrata successivamente, regola le modalità di sciopero ormai dal 1990.
Le regola come e perché? Come, è presto detto: limitando la libertà di sciopero ai lavoratori del settore. Perché? L’obiettivo della legge è, o dovrebbe essere, quello di bilanciare il diritto di sciopero con altri diritti costituzionalmente tutelati, in questo caso il diritto alla mobilità dei cittadini.
Per il 21 marzo è stato proclamato uno sciopero da parte di alcune organizzazioni sindacali nel Tpl. Tra le rivendicazioni c’è la richiesta di abbassare l’orario di lavoro da 39 a 35 ore, di aumento salariale di 300 euro mensili, e altre richieste. Per il 18 e 19 marzo è dichiarato uno sciopero nel settore ferroviario contro la nuova regolamentazione in merito alle fasce di garanzia per il trasporto ferroviario, che restringe il diritto allo sciopero.
Le richieste possono essere discusse nel merito, ma è interessante parlare di metodo, in quanto nella legge citata una delle limitazioni che viene prevista è quella della rarefazione oggettiva degli scioperi.
E’ interessante parlare di metodo, perché molte volte la parte datoriale e la Commissione di Garanzia si fanno scudo dietro a un calendario strapieno di dichiarazioni di sciopero, e da questo partono per chiedere ulteriori limitazioni. Cosa che è avvenuta nel comparto ferroviario, con un intervento unilaterale dell’Autorità sulle regole del conflitto all’interno del Gruppo Fsi.
Con un intervento del genere, che ovviamente restringe ulteriormente il diritto a scioperare dei ferrovieri, viene da chiedersi se ci sia ancora il bilanciamento, a cui ci riferivamo all’inizio, tra diritto alla mobilità e diritto allo sciopero.
Quando ci riferivamo al metodo, si tratta anche di un metodo dal lato di alcune organizzazioni sindacali che, con il loro, anche legittimo, agire, riempiono il calendario della Commissione, impedendo, o meglio limitando, nei fatti ad altri l’uso dello strumento. E in questo da sempre la Cgil e la Filt rispondono con la richiesta, che avanziamo da tempo, di avere una legge sulla rappresentanza.
D’altro canto, vediamo una Commissione di Garanzia che, anziché attivarsi per far rimuovere le cause di insorgenza del conflitto, inasprisce le normative esclusivamente per rimuovere gli effetti delle azioni di sciopero. È stato modificato un accordo di disciplina di settore in assenza di una discussione tra le parti sociali. Questo avviene, tra l’altro, in un momento molto particolare, nella fase del rinnovo del Ccnl di settore.
Negli ultimi anni il sistema ferroviario ha subito considerevoli mutamenti. Oggi le imprese ferroviarie sono molteplici e competono su uno stesso mercato, ma il riferimento contrattuale non è uguale per tutte, e questo fa scontare la problematica del dumping contrattuale. Le regole sull’esercizio del diritto allo sciopero e la leale e corretta concorrenza non possono essere a scapito del lavoro e sul suo costo come elemento di competizione.
Una riflessione è necessaria su un argomento: l’approccio responsabile al conflitto e all’esercizio dello sciopero come strumento non sono stati valutati dalla Commissione. In questo scenario c’è da dire che le organizzazioni sindacali non hanno scelto una strada comune: c’è chi ha deciso una strada legale, attraverso un ricorso al Tar, e chi ha scelto un approccio con modalità diverse. Il ricorso al Tar ha portato a una sconfitta. Dall’altra parte si è tentato un percorso diverso, che non limitasse ancor di più le possibilità di confronto e anche scontro, laddove necessario. Questo, tra altri, è un tema che ha portato ad un confronto separato.
Non bisogna dimenticare che il rinnovo del contratto del trasporto pubblico locale è vincolato dalla mancanza delle risorse. È stata firmata un’ipotesi di rinnovo, un’intesa preliminare, l’11 dicembre 2024, e al 13 marzo non sono ancora state reperite le risorse. Questo la dice lunga su quale possa essere il sentimento dei lavoratori del settore.
Altre le motivazioni, ma anche il rinnovo del Ccnl legato alle Attività Ferroviarie, pur essendo il contratto scaduto da molti mesi, non ha ancora avuto esiti positivi. Anche qui l’attesa si ripercuote negativamente sui lavoratori.