
Il 19 e 20 febbraio scorsi si è svolto a Roma, nella sede della Cgil nazionale, il quinto e ultimo seminario del progetto Tuad (Trade Unions Against Discrimination) della Confederazione sindacale europea Ces-Etuc. Il progetto, del cui Comitato direttivo facciamo parte, nasce nel 2023 con l’intento di affrontare il tema delle discriminazioni per disabilità, etnia, genere, età e orientamento sessuale e identità di genere in chiave intersezionale.
Ogni seminario ha dunque affrontato ognuna di queste tematiche, leggendola in connessione con le altre, e partendo dal presupposto fondamentale che la discriminazione intersezionale rappresenta una vera e propria nuova forma del fenomeno, e non è la mera sommatoria delle diverse cause di discriminazione (come accade nella discriminazione multipla).
Dopo i seminari di Parigi, Dublino, Madrid e Amsterdam, sono state Roma e la Cgil ad ospitare quello dedicato a orientamento sessuale e identità di genere che è stato coprogettato dalla nostra organizzazione e da Etuc.
La tappa romana ha visto l’iscrizione di oltre sessanta persone provenienti sia dal nostro paese che da altri paesi europei, appartenenti non solo all’ambito sindacale ma anche ad altre istanze della società civile.
Per una non programmata o programmabile coincidenza, l’iniziativa si è svolta in un momento storico fortemente caratterizzato dall’attacco alla persone Lgbtqia+ e nello specifico dallo smantellamento delle normative antidiscriminatorie nel mondo del lavoro: la nuova amministrazione statunitense in poco più di un mese ha sferrato un attacco senza precedenti, con una particolare virulenza nei confronti delle persone transgender, con provvedimenti che le hanno colpite sia dal punto di vista dei diritti lavorativi che da quelli più generali a partire dallo sport.
In parallelo si è avviata una campagna di smantellamento delle politiche Dei (diversity, equity & inclusion), particolarmente preoccupante in sé ma anche perché, in una molteplicità di casi, sono state le stesse aziende che, dopo aver fiutato la nuova aria, hanno spontaneamente messo lo stop alle proprie policy in materia.
Il fatto che i più importanti social, a partire da Meta (dell’ex Twitter, ora X, è anche inutile dire, considerate le mani in cui è finito), abbiano fatto retromarcia rispetto alle politiche di tutela delle soggettività più a rischio di discriminazione, a partire dalla cancellazione delle norme sul fact checking, completa un quadro a tinte già fosche. Un quadro caratterizzato anche da parole deliranti del neo presidente Usa che è arrivato ad accusare le politiche ‘diversity, equity & inclusion’ del recente incidente aereo in terra statunitense.
Da un punto di vista strettamente sindacale, questa serie di avvenimenti, ai quali il nostro paese non è per nulla estraneo viste le politiche attuate sulla materia dal governo in carica, richiama ancora una volta l’attenzione sull’importanza della contrattazione in opposizione alle policy aziendali varate unilateralmente dalle aziende. La facilità con cui queste ultime hanno inserito la retromarcia induce a pensare che, se si fosse trattato di norme contrattate con le organizzazioni sindacali (tenendo in debito conto i diversi modelli di contrattazione in Europa e nel mondo) quella inversione sarebbe sicuramente stata meno immediata e soprattutto meno semplice. Una questione da tenere ben presente nei prossimi anni, in cui la situazione non sembra destinata a migliorare.
Passando invece a un orizzonte non limitato al mondo del lavoro, sarà sempre più opportuno che le opposizioni parlamentari e sociali alle cosiddette ‘democrature’ smettano di guardare altrove, e prendano atto che questi sistemi si caratterizzano fortemente per un disegno di smantellamento dei diritti della persona, in ossequio a politiche reazionarie e integraliste e agli umori dell’elettorato più radicalizzato. Solo da questa presa d’atto potrà venire una reazione che metta insieme le parti più sane della società, senza rassegnarsi all’aria che tira come se fosse un destino ineluttabile.
In questa impellente necessità sta dunque anche il valore aggiunto che assume in questo momento storico un progetto sindacale di questa portata. Un progetto che, terminata la sequenza dei seminari, troverà la sua conclusione a Berlino, a fine aprile, con la conferenza finale nella quale verrà presentato il compendium di buone pratiche per il contrasto alla discriminazione intersezionale, curato dalla Fondazione di Vittorio che si è aggiudicata la call per il comitato scientifico del progetto e che, con il suo team di esperti, sta lavorando alla raccolta delle pratiche e delle raccomandazioni per il contrasto a questo nuovo fenomeno.