
Più di quaranta tra compagne e compagni (qualcuno ha notato che la nostra aggregazione è un po’ troppo maschile…) hanno partecipato alla video-riunione nazionale di “Lavoro Società per una Cgil unita e plurale” dello Spi “Pensionatə, ma non rassegnatə. ‘Nessunə cambia come noi…’” del 17 febbraio scorso. A dispetto del medium freddo e della lontananza fisica, la riunione è stata molto ricca e appassionata, con undici interventi oltre ai due programmati, dall’introduzione di Leopoldo Tartaglia all’intervento della segretaria generale dello Spi, Tania Scacchetti. E con partecipanti da Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Toscana, Veneto e Umbria. Una riunione solo on-line per contribuire all’Assemblea nazionale di Lavoro Società (Milano, 4 marzo), concentrando le risorse alla presenza fisica in quella sede. Occasione per dare il benvenuto a Giacinto Botti, da gennaio con un incarico nello Spi nazionale.
È impossibile sintetizzare la ricchezza e l’articolazione del dibattito. Richiamando i temi principali, va sottolineata l’ampia sintonia di tutti gli interventi. Prima di tutto la preoccupazione e la volontà di mobilitazione contro le guerre, a partire da quella in Ucraina e dal massacro ancora in corso, nonostante la fragile tregua, a Gaza, in Cisgiordania e in Medioriente. Su questo è intervenuto anche Alfio Nicotra, di Unponteper, che ha tracciato il quadro della “economia di guerra” in cui ci hanno portato i “neoimperialismi” Usa – ora con la drammatica accelerazione di Trump – e russo, con l’incapacità dell’Unione europea di esercitare un ruolo di pacificazione e di difesa del multilateralismo e del diritto internazionale, anzi con una suicida postura bellicista e riarmista.
Enormi sono le sfide per i pacifisti, a partire dalla capacità – come in passato – di ricostruire un’ampia e partecipata mobilitazione popolare contro le guerre, il genocidio a Gaza, l’enorme crescita delle spese militari (Donald Trump chiede ai paesi Ue di arrivare al 5% del Pil !?!), a scapito della spesa sociale.
Sul piano dell’iniziativa nazionale si è collocato l’intervento di Daniela Ionita di Italianisenzacittadinanza. I referendum promossi dalla Cgil e dalla società civile sono stati, infatti, uno dei temi centrali della riunione, in tutti gli interventi, nella determinazione di trovare strumenti e modalità per portare a votare, e votare Sì, venticinque milioni di persone, in un quadro di crescente astensionismo e disillusione, soprattutto tra lavoratrici e lavoratori e ceti popolari. Ionita ha ricordato tutte le discriminazioni e gli ostacoli che stranieri e non comunitari sono costretti a subire, e come il percorso di acquisizione della cittadinanza marginalizzi e discrimini oggi non solo minori nati o cresciuti in Italia, ma anche i loro genitori, le loro famiglie che devono attendere non meno di una quindicina d’anni per poter diventare cittadini a tutti gli effetti.
I cinque referendum non sono la “bacchetta magica”. Ma nella nostra campagna, che dovrà far leva sulla capillare presenza territoriale dello Spi e concentrarsi nei quartieri e nelle zone periferiche, rompendo il muro del silenzio mediatico e istituzionale, potremo farci forza del fatto che non si tratta di un voto di delega, e che la vittoria del Sì modificherà direttamente norme che incidono negativamente sulle condizioni di vita delle persone, avviando un loro concreto miglioramento.
Per i pensionati e le pensionate – come ha giustamente sottolineato Scacchetti – non si tratta solamente di “solidarietà” (verso i lavoratori, i figli, i nipoti, …) ma di modificare condizioni di vita e di lavoro che incidono direttamente sulla tenuta del reddito generale, dei salari e quindi sulle prestazioni pensionistiche.
Fondamentale battaglia per i diritti e per la democrazia – per la Costituzione – i referendum non sono l’ultima spiaggia. La Cgil e lo Spi vivono di contrattazione, soprattutto contrattazione sociale nel nostro caso, di partecipazione nelle Leghe e con le Rsu, di lotta sui diritti fondamentali a partire dalla sanità e dai servizi socio-assistenziali. Ed oggi, più ancora che in passato, queste lotte quotidiane innervano la necessaria risposta ad un governo autoritario e repressivo in ogni sua misura e proposta, che vuole smantellare la Costituzione – autonomia differenziata, premierato, subordinazione della magistratura – reprime lotte e dissenso, lascia morire in mare e deporta i migranti, impone politiche sociali non egualitarie e contro i poveri.
Gli interventi hanno naturalmente riguardato anche noi: Spi, Cgil, sinistra sindacale. Da un lato forte preoccupazione per le derive leaderistiche, autoritarie, repressive – prime fra tutte le inaccettabili decisioni della Flai nazionale contro un nostro compagno della segreteria e una nostra compagna dell’ufficio stampa. Dall’altro, la conferma del valore, della ricchezza, della necessità per la Cgil di una forte democrazia interna basata sul pluralismo di posizioni sindacali, dentro cui siamo certi dell’utilità e “resilienza” della nostra aggregazione di “Lavoro Società per una Cgil unita e plurale”.