
Scrivere di Grazia Zuffa non è semplice, ancora troppo vivo il disorientamento e lo sconforto per la sua improvvisa scomparsa. Grazia era donna che molto ha dato, e dava, a tutti coloro che hanno avuto la fortuna e il piacere di incontrarla. Senza troppi fronzoli, con fare diretto ma sempre pronta a confrontarsi e a discutere, con una ampiezza di visione, una profondità, una capacità di confronto come non si riesce spesso a trovare.
Psicologa di formazione, ha segnato la storia del movimento femminista fin dagli anni ‘70, parlamentare per due legislature, con un posizionamento politico sempre chiaro e trasparente, che la portò ad opporsi apertamente al mutamento del nome e del simbolo del Pci, fino all’impegno nel Comitato nazionale di bioetica che si è caratterizzato, anch’esso, per il sostegno a tematiche importanti per la salute di genere, la salute mentale, la salute in carcere, l’autodeterminazione delle persone.
Ho avuto il privilegio di conoscerla e di lavorare con lei nel campo delle droghe e del carcere. E’ stata infatti una delle persone più attive riguardo la contestazione delle norme repressive e criminogene della legislazione sulle droghe, fra i promotori del referendum contro la Fini-Giovanardi, e fra coloro che hanno fondato Forum Droghe, di cui la Cgil ha scelto da subito di far parte. Importanti i suoi contributi sulle politiche antirepressive, sulle politiche di Riduzione del danno: è merito suo se in Italia si è iniziato a parlare di consumo controllato, di autoregolazione nell’uso di sostanze.
Qui, vorrei, in particolare, ricordare il suo fondamentale contributo al tema della detenzione femminile. E’ del 2014, il libro, scritto con Susanna Ronconi, “Recluse. Lo sguardo della differenza femminile sul carcere”, pubblicato dalla nostra casa editrice, Ediesse, nel 2014. Il libro si basa su interviste a donne detenute nelle sezioni femminili delle carceri di Sollicciano, Empoli e Pisa, e indaga la soggettività delle donne detenute, dando loro voce, senza assecondare visioni patologizzanti del reato al femminile, né facili stereotipi sulla debolezza delle donne detenute, meno ancora quella visione delle donne autrici di reati, piccoli reati nella stragrande maggioranza dei casi, che le vuole doppiamente colpevoli perché non rispondenti allo stereotipo femminile di “angelo del focolare”.
Nel 2020 la nostra casa editrice, Futura, ha pubblicato poi “La prigione delle donne”, scritto ancora con Ronconi. Sono testi fondamentali per capire la condizione delle donne ristrette, perché, basandosi su interviste dirette, indagano la loro soggettività e danno loro, finalmente, voce in prima persona.
Grazia è stata, con il marito Franco Corleone, nel 2018, la promotrice di Società della Ragione. E come non ricordare la campagna, lanciata nel 2023, “Madri fuori dallo stigma e dal carcere, insieme alle loro bambine e bambini”, fortemente voluta proprio da Grazia, a sostegno di misure alternative per le madri recluse, e della proposta di legge che intendeva finanziare le case famiglia per detenute madri, affinché potessero finalmente trovare realizzazione. Campagna sostenuta e condivisa dalla nostra organizzazione, che, già nel 2021, con l’iniziativa “Bambini in carcere”, aveva preso esplicitamente posizione per evitare qualsiasi forma di carcere per le donne madri con bambini piccoli, e a sostegno delle case famiglia. Perché non solo le sezioni nido, ma anche i quattro Icam esistenti, dove i bambini possono stare fino a sei anni, restano di fatto Istituzioni totali, che compromettono lo sviluppo del bambino, che non permettono una corretta relazione madre-figlio. Nel 2024 abbiamo poi promosso l’appello “Ogni bambina e ogni bambino ha il diritto di nascere in libertà – no al carcere per le donne incinte”, che ha raccolto moltissime adesioni, con iniziative territoriali e due conferenze stampa in Senato.
Oggi, con questo governo, con le misure repressive già prese, e quelle che avanzano, a partire dal Ddl sicurezza, con le posizioni che emergono in maniera sempre più evidente, che si sostanziano in una visione carcerocentrica delle pene, in aumento delle pene, in una guerra alla droga che ci avvicina ai regimi più repressivi, quanto bisogno avremmo di una capacità di elaborazione come quella di Grazia.
Quello che faremo è, tutti e tutte insieme, continuare nell’impegno per la promozione dei diritti di tutte le persone, a partire da quelle che meno hanno possibilità e capacità di autorappresentarsi, in tutti i luoghi dove siamo, con Società della Ragione.
Ricorderemo Grazia in una iniziativa pubblica, a Roma, il 18 marzo. Dai prossimi giorni riprenderemo l’appello “Ogni bambina ed ogni bambino ha il diritto di nascere in libertà-no al carcere per le donne incinte”, e proseguiremo la mobilitazione.
Sarà questo un modo perché resti sempre con noi.