Il 3 febbraio scorso, dopo due anni e mezzo di trattativa, è stata siglata l’ipotesi di accordo tra NidiL Cgil, FelsA Cisl, Uiltemp e le organizzazioni datoriali per il rinnovo del Contratto collettivo nazionale della Somministrazione lavoro. Per le oltre 500mila lavoratrici e lavoratori che mediamente ogni giorno sono impegnati in questo settore, in costante espansione, si tratta di un miglioramento sensibile sia dal punto di vista economico che da quello delle relazioni sindacali, della formazione e della tutela delle fasce più fragili.

L’intesa, che sarà sottoposta al voto delle assemblee nelle prossime settimane, ha soddisfatto, anche se non pienamente, le rivendicazioni della piattaforma sindacale, con una particolare attenzione alla continuità occupazionale e alla bilateralità. Passi in avanti anche nella certificazione della rappresentanza e nelle relazioni sindacali che assumono una maggiore centralità.

La somministrazione è un particolare contratto subordinato che vede in campo tre soggetti, i lavoratori e le lavoratrici, le agenzie per il lavoro (Apl) autorizzate dal ministero e le imprese utilizzatrici. L’Apl assume alle sue dipendenze a tempo indeterminato o determinato la persona, e la invia in missione presso l’azienda dove presterà la sua opera. Allo scadere della missione il lavoratore o la lavoratrice, in caso di contratto a tempo indeterminato, torneranno nelle disponibilità dell’Apl.

In questo rapporto trilaterale i Ccnl applicati sono due, quello dell’azienda utilizzatrice e quello della somministrazione che fa da cornice. Ogni settore produttivo ormai vede impiegati un gran numero di lavoratori e lavoratrici che vivono questa condizione di precarietà, mentre le Apl si limitano a svolgere il mero ruolo di intermediazione, non assumendosi quello di datori di lavoro con le responsabilità che comporta.

Le agenzie per il lavoro, introdotte nel 2003 con la legge Biagi in sostituzione delle agenzie interinali, muovono un volume di quindici miliardi l’anno e il settore è in espansione, grazie alle leggi che in due decenni, con governi di ogni colore, hanno reso sempre più precario il mondo del lavoro e le condizioni di vita di quel milione di persone in media che lo attraversano ogni anno.

L’ipotesi di accordo siglata il 3 febbraio apporta alcune novità importanti che, seppur non risolutive, segnano avanzamenti significativi per tutte queste lavoratrici e lavoratori. Per la prima volta viene introdotta la procedura di ricollocazione plurima (Mol Collettiva), che mira a tutelare collettivamente i lavoratori e le lavoratrici dei settori produttivi che attraversano fasi di crisi, uno fra i tanti quello dell’automotive, a maggior rischio di perdita di occupazione. L’intesa aumenta l’indennità di disponibilità, sia ordinaria sia in caso di procedura di ricollocazione (ex articolo 25), con un aumento da 800 euro a 1.000 euro mensili per la prima, e da 1.000 euro a 1.150 euro per la seconda. Sono inoltre previste verifiche periodiche di adeguamento all’inflazione. Vengono aumentate del 20% tutte le prestazioni della bilateralità e, accanto a quelle già presenti, se ne aggiungono altre soprattutto nel settore della tutela sanitaria.

Un ulteriore elemento di novità riguarda l’indennizzo in favore del lavoratore nel caso di mancato rispetto del periodo di preavviso della comunicazione della proroga del contratto, al fine di contrastare l’incertezza occupazionale. Le relazioni sindacali diventano più forti con la possibilità di una verifica più attenta e tempestiva della parità di trattamento, spesso disattesa, e sulle condizioni complessive di lavoro.

Si apre inoltre lo spazio per una contrattazione di secondo livello con le agenzie, e vengono certificate le elezioni delle Rsu e la rappresentanza, anche datoriale. Miglioramenti sono presenti anche per quanto riguarda la sicurezza sul lavoro: l’apposita commissione potrà intervenire direttamente anche su segnalazioni delle lavoratrici e dei lavoratori, oltre che delle strutture sindacali.

Le organizzazioni sindacali esprimono soddisfazione per l’intesa raggiunta dopo oltre due anni e mezzo di trattativa: “L’ipotesi di accordo, che sarà sottoposta al voto delle assemblee di lavoratori e lavoratrici, offre risposte, seppure con gradi diversi, a tutte le rivendicazioni della nostra piattaforma, adeguando le norme ai bisogni delle persone che lavorano in somministrazione e innovando il settore, anche attraverso una maggiore centralità delle relazioni sindacali”.

Ora la parola passa alle lavoratrici e ai lavoratori.