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Mario Marturano, comunista e sindacalista, ancorato all’idea di trasformazione della società, idealista di un mondo migliore e più umano, capace di costruire unità nella differenza, l’‘insieme per la giustizia’. Questo è stato il compagno Mario, prima da siderurgico Ilva e poi, per un trentennio, come tecnico Enel.
Un compagno con lo sguardo sempre attento sul mondo, a partire dalla città dell’acciaio – Taranto, la sua città – di cui osservava il declino industriale già in atto, interrogandosi sul futuro del Paese e del Mezzogiorno. Anche quando aveva dovuto lasciare il lavoro per curarsi, non aveva mai smesso di agire politicamente e sindacalmente, per continuare, anche da pensionato, con la stessa determinazione durata una vita. Colpiva la sua straordinaria capacità di tenere insieme l’impegno professionale, quello politico e sindacale e la sfera degli affetti più cari che lo hanno abbracciato nel giorno dell’ultimo saluto.
Nelle nostre chiacchierate era solito dire: “Se vuoi essere un buon sindacalista, devi essere un bravo lavoratore e darne esempio”. Mario è stato anche questo, un compagno che non si tirava mai indietro, che conosceva bene le emergenze nel campo lavorativo e che da tecnico Enel diceva: “Ho seguito i lavori in tanti cantieri del colosso energetico, sono di quelli che preferiscono stare sul campo, perché è lì che capisci a cosa può esporre un guasto, per la sicurezza e la vita delle persone che ci lavorano, per i cittadini… tocca a noi tecnici Enel individuare il guasto, senza aspettare la ditta dell’appalto incaricata per la manutenzione, perché ridare l’energia elettrica quanto prima è nostro compito primario”. Era il suo modo di stare in campo, sempre reperibile.
Anche il rapporto col suo lavoro era per Mario un’appartenenza, consapevole di essere parte di un’industria dello Stato che rispondeva a delle politiche industriali che avevano fatto dell’Enel, fino ad una certa epoca, un pilastro dello sviluppo in Italia e nel mondo.
Nei suoi trent’anni in Enel aveva vissuto la fase della crescita, poi l’inizio del ridimensionamento, le esternalizzazioni, gli appalti e i subappalti, l’impoverimento professionale e delle competenze, la riduzione dei livelli occupazionali, dei diritti e delle tutele, il drastico abbassamento dell’attenzione per i livelli di sicurezza, oggi i morti sul lavoro non si contano più.
Mario ha vissuto questi processi da quella frontiera che è la città di Taranto, un concentrato di industria pesante, di inquinamento ambientale, di malattie oncologiche che non risparmiano nessuna generazione, abbandonata al suo declino, bloccata nella contrapposizione irrisolta fra salute e lavoro.
Mario rifiutava lucidamente questa “contraddizione”, e affermava: “Salute e lavoro devono coesistere, produrre in maniera salubre è possibile utilizzando le tecnologie più innovative, a tutela sia di chi lavora negli stabilimenti, sia di chi vive nei quartieri a ridosso delle fabbriche. I lavoratori sono cittadini anche nei loro turni di lavoro e non solo quando smontano e tornano a casa dai loro cari, penalizzati due volte…; la città continua a perdere posti di lavoro, si è rotta la solidarietà fra generazioni, gli anziani hanno lasciato il lavoro, i giovani diplomati e laureati tornano ad emigrare come i loro nonni, se l’Ilva dovesse chiudere, sarebbe come buttare via il bambino – lo sviluppo – e tenerci l’acqua sporca, l’inquinamento senza bonifiche”.
Un dirigente a tutto tondo è stato Mario Marturano, un militante della sinistra sindacale in Cgil, sin dal suo nascere con Essere Sindacato nel 1991 e fino ai giorni nostri con Lavoro Società, senza mai deflettere nei momenti di tensione interna della confederazione, impugnando sempre la rossa bandiera della Cgil.
Caro Mario, ti stavi organizzando per l’assemblea nazionale di Lavoro Società che si svolgerà a Milano il 4 marzo prossimo, per affrontare con tutti noi le sfide epocali che ci attendono in questo mondo in cui tutto cambia velocemente. Il tuo cammino si è interrotto. Ci accompagnerà il tuo esempio nelle scelte da compiere.
Grazie compagno Mario, grazie per tutto.