La nostra primavera referendaria cade in una situazione difficile, aggravata dalla recessione e dalla crisi industriale in Italia e in Europa, mentre non sono prevedibili le conseguenze delle scelte di Donald Trump e del suo socio miliardario Elon Musk. Non siamo dinanzi a neo-feudatari ma a moderni capitalisti colonialisti di un impero in decadenza.

Siamo entrati in un’altra epoca. La sfida imposta da una oligarchia di potere politico, economico, tecnologico e finanziario è di dimensioni planetarie. Il disordine mondiale e lo scontro geopolitico saranno ingovernabili dagli organismi sovranazionali del passato, da tempo svuotati della loro funzione e inefficaci.

L’Unione europea, attraversata da nazionalismi, sovranismi reazionari e spinte razziste e xenofobe, è priva di una politica industriale ed estera autonoma e supina agli interessi Usa. Il suo smembramento è uno degli obiettivi di Trump e dei trumpiani nostrani. Si paga il fallimento della scelta mercatista e liberista delle istituzioni europee.

La stessa evitabile guerra in Ucraina è stata pensata contro l’Ue, da tempo “vassallo felice” bellicista dell’imperialismo Usa.

La guerra dei dazi non è di oggi, ma la sua portata condizionerà i mercati e gli scambi commerciali globali, aumenteranno i costi energetici e delle materie prime che si scaricheranno su industria, merci e prodotti italiani ed europei.

In questo contesto i referendum sociali, voluti dalla Cgil e da tante associazioni, assumono un’inevitabile dimensione politica, anche per il legame tra i quesiti sul lavoro e sulla cittadinanza e l’applicazione della nostra Costituzione antifascista.

Non è il tempo dell’indifferenza. E’ il tempo del conflitto sociale e politico, della partecipazione, per non soccombere alla restaurazione capitalistica reazionaria.

Conquistare il quorum è possibile, ma richiede un surplus di impegno, militanza, generosa energia di ogni iscritta, iscritto, dirigente della Cgil, nella consapevolezza che la lotta non nasce e non finisce con i referendum e che, insieme, prosegue l’impegno in difesa di occupazione, salario, diritti universali, sanità e scuola pubbliche, sistema previdenziale, salute e prevenzione, strumenti sociali di solidarietà, sostegno a disoccupazione, povertà, non autosufficienza.

Governo e padronato faranno di tutto per impedire di raggiungere il quorum del 50% dei votanti. Sarà l’obiettivo di molti partiti, come accadde nel referendum del 2003 indetto da delegati e dirigenti della Fiom e della sinistra sindacale Cgil per l’estensione dell’articolo 18.

È comunque una vittoria che tutte le forze politiche e sociali siano costrette a confrontarsi sui temi del lavoro e della cittadinanza, come saranno una vittoria i milioni di Sì nelle urne, che non potranno essere rimossi. La conquista del quorum costituisce una significativa vittoria della democrazia, del mondo del lavoro, dei pensionati e delle nuove generazioni, utile a spostare i rapporti di forza, tenere aperta una prospettiva di lotta su un progetto alternativo alla destra e al sistema capitalistico. Per un altro mondo possibile.