La Toscana è la prima regione italiana ad approvare la norma che fissa procedure e tempi per l’assistenza sanitaria al suicidio medicalmente assistito. A sei anni dalla sentenza 242/2019 della Consulta che giudicava “non conforme alla Costituzione” l’incriminazione automatica per aiuto al suicidio e affidava al Parlamento il compito di legiferare in materia, all’abulia di deputati e senatori ha fatto da contraltare la proposta di legge di iniziativa popolare promossa dall’associazione Luca Coscioni, supportata da oltre 10mila firme.
Il testo della legge di fine vita, emendato dall’originaria pdl di iniziativa popolare, è passato con 27 voti a favore (Pd, Iv, M5s e gruppo misto) e 13 voti contrari (Lega, Fdi, Forza Italia). “Abbiamo approvato una legge di civiltà – ha commentato il presidente dell’assemblea toscana, il dem Antonio Mazzeo – una legge che spero possa scuotere le coscienze dei parlamentari ad andare nella stessa direzione, a discutere, a confrontarsi, ad ascoltarsi a vicenda. La Toscana ha detto che si può fare, provate a farlo anche voi”.
La legge interviene sulla situazione dei malati cui viene riconosciuta la sussistenza delle quattro condizioni fissate dalla sentenza della Consulta: malattia terminale, sofferenza insopportabile, dipendenza da cure esterne per la sopravvivenza, piena capacità di volere. Di qui vengono stabilite procedure omogenee e tempi certi per l’accesso e la somministrazione dei farmaci “che possano garantire una morte rapida, indolore e dignitosa”.
Il governo Meloni ha subito annunciato che farà ricorso perché “la materia non è di competenza regionale ma statale”. Ma la decisione dell’assemblea toscana sta dividendo la stessa maggioranza. Se infatti Fratelli d’Italia è contraria alla legge, Forza Italia traccheggia e la Lega sta pensando a una consultazione fra gli iscritti. Anche perché il suo politico più votato, il governatore veneto Luca Zaia, è non da oggi favorevole a una norma sul fine vita dignitoso.