Quanto hanno contribuito film come “Soldato Blu” e “Piccolo grande uomo” a decolonizzare l’immaginario collettivo sulla questione degli Indiani d’America (e delle tante comunità indigene colonizzate, massacrate, talvolta estinte dall’opera “civilizzatrice” dell’uomo bianco)? Rappresentarono comunque un rovesciamento di prospettiva (anche perché le immagini del Sand Creek e del Washita evocavano prepotentemente Mỹ Lai e il Vietnam), per quanto all’interno della “società della merce e dello spettacolo”.
Ben più dirompente quanto avvenne a Wounded Knee nel 1973 e la vicenda di Leonard Peltier. In prigione dal 6 febbraio 1976, accusato di delitti attribuitigli dal Fbi per il suo impegno nella liberazione dei nativi americani. Ormai ottantenne, l’esponente dell’American Indian Movement (Aim) rischiava seriamente di crepare nella sua cella. Soltanto pochi minuti prima dell’investitura di Donald Trump, Joe Biden ha commutato la pena all’ergastolo, consentendogli gli arresti domiciliari. Per quanto non graziato, dopo 49 anni di carcere e con seri problemi di salute, potrà almeno trascorrere il tempo che gli resta fuori dalle mura di un penitenziario.
Attivamente presente all’occupazione di Wounded Knee, Leonard venne in seguito accusato di aver preso parte all’uccisione di due agenti del Fbi nella riserva di Pine Ridge nel 1975.
Un ripasso. Il 27 febbraio del 1973 circa 200 militanti armati dell’Aim occuparono l’insediamento di Wounded Knee (luogo di un efferato massacro contro i Lakota Minneconjou nel 1890), chiedendo un’inchiesta sulla corrotta amministrazione della riserva di Pine Ridge e sulla sistematica violazione dei trattati firmati dal governo statunitense con le popolazioni native. Intervennero centinaia di poliziotti, duemila agenti del Fbi, blindati ed elicotteri che posero il villaggio sotto assedio.
Il massacro di Wounded Knee del 1890 rientrava nella sanguinaria repressione contro i seguaci del predicatore Wovoka (Quoitze Ow) e della “danza degli spiriti”. Quando venne assassinato anche il capo tradizionale dei Lakota Hunkpapa, Toro Seduto, Tatanka Yotanka, con Tȟašúŋke Witkó uno dei vincitori nella battaglia del Little Bighorn. Temendo di venir rinchiusi o uccisi, circa 400 nativi si erano rifugiati nell’accampamento di Big Foot (Heȟáka Glešká, fratellastro di Tatanka Yotanka) in un’altra riserva. Ma il 29 dicembre 1890 intervennero i vendicativi soldati del 7° cavalleria. Mentre si procedeva al disarmo degli indiani fuggitivi, un colpo partito forse casualmente fornì il pretesto per la strage. Ai fucili si aggiunsero le cannonate che bombardarono il villaggio, massacrando donne e bambini. Le vittime accertate tra gli indiani furono oltre 350.
A questo tragico evento si volevano richiamare gli aderenti all’Aim quando occuparono Wounded Knee, dichiarandolo “territorio indipendente”. Un’azione eclatante organizzata dopo l’occupazione di Alcatraz nel 1969, del monte Rushmore nel 1970 e dell’Ufficio degli affari indiani a Washington nel 1972. Molte persone raggiunsero gli occupanti portando viveri e altri beni di prima necessità, e vennero organizzate mense comunitarie, servizi sanitari e un piccolo ospedale. Nei settanta giorni dell’assedio si registrarono isolati colpi di fucile, due militanti dell’Aim persero la vita e infine il governo statunitense garantì di voler esaminare le loro richieste sulle violazioni dei trattati, la corruzione del Consiglio tribale collaborazionista, la revisione dei trattati del 1868, a patto che deponessero le armi e ponessero fine all’occupazione.
Così l’8 maggio 1973, col favore delle tenebre, i militanti si dispersero sfuggendo momentaneamente all’arresto. Ma sui muri rimaneva la scritta “Bury My Heart at Wounded Knee” (titolo di un famoso libro di Dee Brown e poi di una canzone dell’indiana Piapot, Buffy Saint-Marie).
Come c’era da aspettarsi, la situazione di Pine Ridge rimase inalterata e l’inchiesta promessa venne dimenticata. Negli anni successivi numerosi partecipanti e membri o simpatizzanti dell’Aim vennero assassinati o morirono in maniera non chiara, “accidentale” (circa 300 vittime). Si ritiene che le milizie native filogovernative abbiano voluto “regolare i loro conti” nelle riserve. Tra le vittime anche Anna Mae Aquash (a Wounded Knee si era sposata con un rito tradizionale, ricordata nella ballata di Buffy Saint-Marie), violentata e assassinata, le mani mozzate. Una vicenda impregnata di sospetti di “guerra sporca” nei confronti sia del Fbi che delle milizie native filogovernative, e forse anche di qualche frangia incontrollata dell’Aim, presumibilmente legata a quella di Leonard Peltier.
Peltier venne arrestato e condannato per l’uccisione, avvenuta in circostanze mai chiarite, di due agenti del Fbi il 25 giugno 1975 nella riserva di Pine Ridge. Al processo i suoi avvocati subirono pesanti limitazioni e venne impedita la presentazione di testimoni a sua difesa. Oltre 140mila pagine del “dossier Peltier” rimangono tuttora inaccessibili, anche agli avvocati, per ragioni di “sicurezza nazionale”.
Quando verrà la sua ora, seppellite il suo cuore a Wounded Knee!