Sarà un voto davvero utile quello a cui saranno chiamati elettrici ed elettori italiani in una data – che chiediamo il governo decida presto – tra il 15 aprile e il 15 giugno sui cinque referendum su lavoro e cittadinanza, promossi dalla Cgil e da un ampio ventaglio di organizzazioni della società civile.
La discutibile decisione della Corte Costituzionale di non ammettere il referendum abrogativo della legge Calderoli per la “secessione” – già notevolmente “purgata” dalla stessa Corte – rafforza, se possibile, il valore democratico del voto referendario.
Se la battaglia contro l’autonomia differenziata di stampo leghista-fascista (voluta in tandem con l’autoritario premierato) continuerà con altri strumenti, non sono meno importanti e mobilitanti i quesiti dei cinque referendum ammessi. Cancellazione delle leggi, come il Jobs Act, che hanno favorito precarietà di vita e di lavoro, ripristino dei diritti per i lavoratori ingiustamente licenziati, responsabilità in solido per gli appaltanti come antidoto alla strage sul lavoro, riduzione a cinque anni dei tempi per diventare cittadini (come in molti paesi europei): questioni dirimenti per milioni di persone.
Il Sì alle urne e nelle urne è un modo di decidere direttamente dei proprio diritti e del paese che vogliamo essere e costruire, soprattutto per le future generazioni, le più interessate alla abrogazione o alla modifica radicale di leggi ingiuste e antisociali.
Per la Cgil e le organizzazioni sociali e politiche che sostengono queste campagne è un impegno formidabile. C’è da rimontare la crescente disillusione, il fortissimo astensionismo, l’idea che “nulla possa cambiare”, di fronte ad un vento di destra, classista, antisociale, discriminatorio, oppressivo e violento contro le classi subalterne e le differenze, alimentato e gestito da questo governo, sull’onda della destra internazionale guidata da Donald Trump.
Ma oltre alla rilevanza del voto utile, perché il Sì decide direttamente e modifica immediatamente le condizioni delle persone, la Cgil ha dalla sua la mobilitazione quotidiana – che si intreccia con la campagna referendaria – per rinnovare i contratti di lavoro, conquistare salari al passo e oltre l’inflazione, far eleggere Rsu rappresentative e combattive nel pubblico impiego, allargare i diritti a tutti i livelli. Una grande stagione di mobilitazione e lotte per la democrazia.
Abbiamo imparato che la democrazia si difende e si amplia con il conflitto sociale e con la partecipazione democratica, utilizzando tutti gli strumenti. Oggi tanto più di fronte alle politiche autoritarie e guerrafondaie che Meloni-Salvini-Piantedosi-Nordio-Tajani stanno attuando ad ogni livello, dall’attacco alla magistratura al ddl “sicurezza”, alla deportazione dei migranti.
Voto utile, 5 Sì, democrazia e partecipazione, far vivere la Costituzione!