Piero Minnucci è scomparso l’8 dicembre scorso, a 76 anni. Compagno storico della Cgil di Fermo e Ascoli Piceno – ha ricoperto le cariche di segretario della Cdl e di varie categorie – sempre su posizioni di sinistra sindacale (condivise per lungo tempo dallo stesso Santarelli). È stato per tutte le compagne e i compagni della sinistra sindacale un insostituibile punto di riferimento per lucidità politica e contagiosa passione.
Non sarà facile raccontare in pochi minuti cosa è stato Piero, per il movimento operaio, per la Cgil e per tanti di noi anche qui oggi presenti, compagni e amici fraterni.
Piero aveva chiaro cosa voleva dire essere un dirigente, mai aveva dimenticato le sue origini e la sua profonda identità operaia di cui parlava sempre con fierezza e orgoglio.
Sarà sempre vivo in me il ricordo di un dirigente la cui attenzione principale era quella di costruire le basi per il futuro, e questa tensione lo ha sempre guidato nelle scelte. I dirigenti come lui sono stati quelli che mai hanno anteposto i destini personali a quelli dell’interesse generale. Anche per questa ragione quelli come lui possono aver corso il rischio di non essere compresi, perché lui era un uomo schietto, onesto a volte anche duro nell’esprimere i suoi giudizi e il suo punto di vista. Ci potevi rimanere male, ma sempre, dopo qualche tempo riconoscevi che quello che ti aveva detto era per il tuo bene e per il bene della Cgil.
Viveva il suo impegno da dirigente sindacale in maniera assoluta. Ma quando la causa che si serve è così alta e la tua vita è così piena dei tuoi ideali, allora a volte anche le persone che ti sono vicine fanno fatica a capire le tue assenze, le tue priorità, il tuo modo pieno di vivere quella causa. Voleva talmente bene alla Cgil che questo lo portava ad essere inflessibile, la sua critica all’organizzazione era pari al suo profondo senso di appartenenza a essa.
È stato uno degli ultimi dirigenti forgiato dalle lotte sindacali, già ancora ventenne aveva vissuto sulla sua pelle la spietata logica del capitale, le battaglie per la difesa dei posti di lavoro, prima alla Omsa Sud, poi alla Ceramica Lauretana, aziende nelle quali aveva rappresentato il Consiglio di Fabbrica. Aveva subito le discriminazioni dell’essere comunista e sindacalista nella Fermo di quegli anni, Sandro Cipollari mi ha ricordato tante volte delle battaglie che la Cgil fece all’ufficio collocamento per combattere queste violente discriminazioni.
Quel ruolo dell’operaio dirigente gli veniva riconosciuto da tutti, è stato un faro per tante lavoratrici e lavoratori. Quando nel 1996 fui destinato dalla Cgil a sostituirlo a Fermo, non fu affatto facile, ricordo il legame profondo che aveva instaurato con i lavoratori nelle fabbriche e nei cantieri. Per me non fu facile farmi accettare da loro come sostituto di Piero, non fu facile perché Piero era uno di loro.
Era un uomo ironico, dotato di un grande acume politico ma che sapeva coniugare le sue forti spinte ideali e le sue posizioni politiche rivoluzionarie a un sano pragmatismo operaio, e alla consapevolezza che le vittorie e gli avanzamenti si costruiscono passo dopo passo, senza fretta e senza sterili fughe in avanti.
Se chiudo gli occhi sento ancora risuonare le sue fragorose risate e le sue pungenti battute.
Ti avevo fatto una promessa nel 2014, promessa che non ho potuto mantenere, quella di ricordare i 40 anni dalle lotte della Omsa, quell’occupazione a difesa della fabbrica più grande della storia del nostro territorio, che durò più di sei mesi e che ti vide protagonista assoluto. Una lotta che oggi torna quanto mai attuale, quella per la difesa dei presidi industriali, ma che oggi a differenza di allora non hanno neanche più padroni, oggi si nascondono nei fondi finanziari e nelle spietate multinazionali. Ma quelle battaglie, purtroppo perse, hanno segnato il destino dello sviluppo economico del nostro territorio.
L’assessore comunista operaio “con il baffo da mongolo e un piede sempre in assetto da guerra”, così lo aveva definito un cronista della stampa locale, descrivendo una sua battaglia in consiglio comunale degli anni ’70. A lui piaceva ricordare questo episodio, e un giorno mi fece anche vedere l’articolo del giornale che conservava gelosamente. Come gelosamente ha difeso sempre l’autonomia del sindacato dalla politica, e ha respinto sempre con forza i tentativi che anche allora arrivavano dal partito e provavano a mitigare le lotte per riportare una pace sociale solo apparente.
Compagno Piero, amico Piè, ti ricorderemo nelle lotte, nelle strade, nelle piazze, nelle assemblee di fabbrica, nelle trattative, nelle vittorie ma anche nelle sconfitte, e questa non è una promessa ma una certezza per tutte quelle persone che hanno avuto l’onore di conoscerti. (…)
Mi mancheranno le infinite telefonate, le lunghe passeggiate al mare, i tuoi rimproveri, i tuoi silenzi e le pause che ti prendevi quando non condividevi qualche nostra scelta.
Compagno Piero, ora e sempre resistenza, non ti dimenticheremo, non ti dimenticherò.
Fermo, 9 dicembre 2024