Chi osserva la storia del Medio Oriente dal periodo del post colonialismo ai nostri giorni nota che la stragrande maggioranza dei paesi che lo compongono avevano intrapreso la via laica anche durante la lotta di liberazione.

In quei paesi sono nati dei movimenti e dei partiti di matrice laica, anche dopo la conquista dell’indipendenza: mi riferisco soprattutto all’Iraq, alla Siria, alla Palestina, all’Egitto. Movimenti e partiti che potrebbero essere chiamati socialdemocratici.

Come il partito Ba’th in Siria ad opera di Michel Aflaq – un siriano di fede cristiana nato a Damasco nel 1910 e morto a Parigi nel 1989. Nel lontano 1940, assieme a Salah Al Bitar, ha creato il primo circolo che presto diventa il partito Ba’th, letteralmente “Partito Arabo Socialista della Resurrezione”. Aflaq è un grandissimo sostenitore dell’unità del mondo arabo e la sua idea è basata sulla commistione tra il socialismo e il panarabismo.

Il partito fu fondato in Siria, ma successivamente Aflaq lasciò il paese e si rifugiò in Iraq, convinto che fosse il paese ideale per realizzare i suoi principi. In Iraq diventò il capo dello stesso partito da lui ideato e fondato. Aflaq ebbe un grandissimo ruolo nel tentativo di unificare la Siria con l’Egitto nel 1958. L’unità del mondo arabo faceva riferimento ad un nuovo socialismo “arabo” che aveva come principale nemico l’imperialismo. Il suo slogan più famoso era: unità, libertà e socialismo. Sia la Siria di Assad che l’Iraq di Saddam Hussein hanno sfruttato il prestigio di Aflaq, senza mai metterne in pratica l’insegnamento.

In Egitto, ai tempi di Nasser, è nato il movimento “Nasserista”, dal nome del presidente che portò a termine diversi progetti, come la riforma agraria, la nazionalizzazione del canale di Suez, la riforma sanitaria e la costruzione delle infrastrutture del paese. Tutto era finalizzato alla liberazione dal colonialismo e all’affermazione di un paese leader all’interno del mondo arabo. Il movimento Nasserista è l’ideatore del panarabismo di matrice laica: il territorio dall’Oceano Atlantico fino al Golfo Persico è tutto territorio arabo, e gli arabi devono vivere in un stato unico, basato sul “socialismo arabo”.

L’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp), nata negli anni sessanta del secolo scorso ad opera di Yasser Arafat, è un movimento di liberazione che aggrega diversi partiti e fazioni politiche, tutte di matrice laica, socialista: Fatah, il Fronte popolare per la liberazione della Palestina, il Fronte democratico per la liberazione della Palestina, ecc., che pongono l’obiettivo della liberazione dall’occupazione militare israeliana.

Questi sono i partiti ed i movimenti che hanno caratterizzato e dominato il Medio Oriente nella seconda metà del secolo scorso, partiti, movimenti e pensieri di matrice laica, socialista e panarabista. Il Medio Oriente si confrontava col pensiero europeo senza differenze se non la lotta di liberazione dal colonialismo occidentale, e sapeva proiettarsi verso il futuro con ideali, pensieri aperti, laici e inclusivi basati su unità, libertà e socialismo. Non vi erano nessun accenno, nessun riferimento alla religione e a movimenti religiosi che non avevano alcun ruolo nella vita politica, salvo gli storici Fratelli Musulmani in Egitto, che Nasser ha affrontato in modo deciso.

Oggi, dopo l’invasione dell’Iraq, la distruzione della Libia, il crollo del regime siriano, la “restaurazione” in Egitto, la nascita e sviluppo di Hamas a scapito dell’Olp, il mondo arabo laico è quasi finito, e al suo posto è nato un mondo di carattere religioso, appoggiato dall’Occidente.

Tutto inizia dalla Siria, che sin dall’antichità è stata al centro dell’attenzione dei grandi della terra. Il filosofo arabo Ibn Khaldun disse: “La Siria è il cuore della nazione musulmana”. Napoleone sostenne che la Siria è il cuore del mondo e chi la domina, domina il cuore del mondo. Churchill affermò che la Siria è la chiava del Medio Oriente, qualsiasi potenza mondiale non può guidare il mondo senza prima avere dominato la Siria. Infine, Kissinger dichiarò che la Siria è il laboratorio politico della storia.

Oggi la Siria, per motivi geopolitici, ha la stessa importanza, se non maggiore, rispetto al passato. Chi controlla questo paese controlla tutta la regione, da qui si parte verso il resto di Bilad Alshaam, la grande Siria: il Levante che comprende Siria, Giordania, Libano e Palestina. La Siria rappresenta un mosaico di etnie, di religioni, di gruppi linguistici, riflesso dell’intero mondo arabo. Dei circa 23 milioni di siriani quasi il 75% sono arabi musulmani sunniti, l’11% alawiti, il 5% di fede cristiana, l’8% curdi, il 3% drusi, il 2% ismailiti. La lingua dello Stato è l’arabo, ma ci sono altre lingue molto diffuse, tra cui il curdo, l’armeno, il turkmeno. Sono presenti in Siria oltre 800mila palestinesi in diversi campi profughi.

Il mondo occidentale ha fatto tutto il possibile per fare fallire il percorso laico del mondo arabo. Questo comportamento pone una domanda e necessita di una risposta urgente: l’Occidente preferisce un Medio Oriente laico o integralista?